IL 22° COSTITUTO (DAL MIO ROMANZO “GIORDANO BRUNO: CRONACA E SEGRETI DI UN PROCESSO DELL’INQUISIZIONE NEL XVI SECOLO”
Martedì 21 dicembre era fissato un ulteriore Costituto del Processo Bruno: il ventiduesimo.
Fiaccato nel corpo e nell’animo, il Nolano si presentò ai suoi giudici pronto ad accettare l’invito del Papa. In fin dei conti la sua missione l’aveva ampiamente svolta e i semi di una nuova consapevolezza culturale, morale e politica erano stati da lui sparsi in tutta Europa… e nella stessa Roma, durante i suoi, pochi, colloqui con Monsignor Valentini e con Tommaso Campanella. Inoltre, questa missione non cessava con lui: Hieronymus Besler, Valtin “Acidalius” Havenkenthal ma anche tanti altri studenti tedeschi, svizzeri, francesi ed inglesi avrebbero continuato ad attraversare l’Europa portando questo nuovo vangelo di Pace e di Tolleranza, di Sapienza e di Consapevolezza. La sua missione era compiuta.
Ma, appena il Notaio Flaminio Adriani ricordò che quello era il ventiduesimo Costituto del suo processo, una violenta trasformazione operò nell’animo di Giordano Bruno.
Lo studioso di Quabbalah ricordò qual’era il numero del compimento: il 22, appunto.
– È giusto che tutto si compia, oggi. Ventidue lettere diede Dio al suo Popolo eletto per comunicare, ventidue sono gli Arcani su cui meditare, ventidue i modi per rapportarsi con Lui… e ventidue saranno i Costituti del mio processo: questo sarà l’ultimo. Sono giunto al termine del mio percorso. Tutto ciò che andava fatto è stato fatto, tutto ciò che andava scritto è stato scritto, tutto ciò che andava detto è stato detto. Questa ‘passione’ sta per avere termine e… sarò io, proprio io a dire la parola: fine. Questi pazzi credono di poter decidere del mio destino… quanto sono folli. Io solo sono il padrone del mio destino ed ora glielo dimostrerò. Non potranno sottrarsi a ciò che io gli imporrò… crederanno di aver deciso loro? Poco male! La verità non deve essere conosciuta da tutti e… certamente non da costoro. –
“… allora, avete deciso di ritrattare?” stava chiedendo il Cardinale Bellarmino concludendo la sua arringa.
Alcuni dei presenti avevano già, in un’altra occasione, assistito alla trasformazione che si produsse davanti a loro ma tutti, indistintamente, non riuscirono a credere ai propri occhi ed alle proprie orecchie.
Il minuto, anziano, malato monaco che fino a quel momento era stato piegato su se stesso era scomparso. Al suo posto c’era un’entità luminosa. Una figura che giganteggiava su di loro, che con voce stentorea e ferma, esclamò: “Non devo, né voglio ritrattare. Non c’è niente da ritrattare nelle mie opere né nelle mie convinzioni, e poi… voi Signori non mi avete dato alcuna materia di ritrattazione. Non so proprio cosa io debba ritrattare.”
Era stato lui stesso a pronunciare la propria condanna a morte.
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