Dopo aver visitato l’universo maschile del popolino napoletano, Bruno si “intrattiene” a contemplare quello femminile.
La considerazione che egli ha del popolino, napoletano, parigino o londinese, è sempre la stessa: ladri, profittatori, violenti e attaccabrighe i maschi; puttane, ruffiane, libidinose le femmine; e tutti infarciti di una fasulla e distorta religiosità, che scaturisce dall’educazione ipocrita e capziosa del clero opportunista, che ha tutto l’interesse a mantenere nella più crassa ignoranza il popolo, per meglio gestirlo (e non certo per fini morali o religiosi).
Vittoria è la meretrice, lei e non la moglie Carubina, vero lato femminile dell’amante insipido, impotente e sterile, Bonifacio. Ella raffigura la sposa più idonea per quella tenerezza inespressa, e neppure posseduta, dal clero della Napoli cinquecentesca. La sua principale preoccupazione è come cavar soldi dalle tasche degli uomini, priva di qualsiasi affettività, nel cui cuore neppure la passione per un giovane e bello amante trova asilo, né l’interesse per la gloria ed il potere. Ha una sola arma da usare, la sua sessualità, e la usa per perseguire l’unico scopo che realmente le interessa: l’agiatezza economica, salvo qualche sporadico “spasso” con amanti occasionali come Gioan Bernardo …il qual senza suspizione alcuna suole entrar in questa casa, come sottolinea Lucia, la mezzana di Vittoria. Aspettare e non venire è cosa da morire… far che questa pecoraccia raccoglia i frutti degni del suo amore… Si fusse il dio d’amore istesso, bello quanto si voglia, si sarà egli povero o ver, – ché tutto viene ad uno, – avaro, ecco lui morto di freddo; e tutto il mondo agghiacciato per lui. Certo, quel dir povero, over avaro, è un miserabile e svergognatissimo epiteto, che fa parer brutti i belli, ignobili i nobili, ignoranti i savii, ed impotenti i forti …il re, dunque, ed imperator di carne ed ossa, si non corre sculpito, non val nulla. Sono solo alcune delle “amorevoli” frasi che la bella Vittoria profferisce pensando al suo atteso e insipido amante, e sono le frasi che quello spasimante merita, peraltro.
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