Infine, siamo giunti alla fine dell’opera, o meglio al fine de l’Opera; e Giordano Bruno enuncia il postulato finale, che compendia tutto quanto è stato scritto nel De la Causa, Principio e Uno.
In conclusione, chi vuol sapere massimi secreti di natura, riguardi e contemple circa gli minimi e massimi de gli contrarii e oppositi. Profonda magia è saper trar il contrario dopo aver trovato il punto de l’unione.
E, senza voler accettare in toto la tesi della prof. Frances Yates, i suoi detrattori sono ben che serviti: il mago si è appalesato.
Poteva mancare l’ultima stoccata ad Aristotele? Certamente no!
Ed ecco come Teofilo/Bruno liquida lo Stagirita:
Questo cercava il povero Aristotele ma ponendo [a base della ricerca] la sottrazione, a cui affiancava vari tipi di disposizione (progenitrice e madre delle forme), ma non ottenne alcunché. Non vi arrivò perché non comprese la differenza tra il “genere” opposizione e la “specie” contrarietà,[1] e non raggiunse lo scopo sbagliando grossolanamente affermando che i contrari non possono “in atto”,[2] sussistere nello stesso soggetto.
Finito? Certo che no! Poteva mai il nostro spirito faceto smentirsi? Poteva mai il piacevol compagnietto, Epicuro per la vita congedarsi in modo sì saccente e, persino, pedante? Giammai!
E allora il Nolano dà spazio ai suoi interlocutori affinché testimonino la piena comprensione della Nolana Filosofia:
POLIMNIO: In modo Altissimo e preziosissimo avete conferito sul Tutto, del massimo, dell’Ente, del Principio, dell’Uno. Ma vorrei tenere distinta l’unità perché non vorrei restare solo.[3] Inoltre sento una grande angoscia se penso che nel mio marsupio, nella mia crumena,[4] non c’è più di un solo soldo vedovo.
TEOFILO: L’unità a cui mi riferisco, anche se non è esplicita, non è relativa alla distribuzione e distinzione numerica, così come tu l’interpreti; ma essa è un’unità complessa e comprendente.
POLIMNIO: Fate un esempio, perché, a dire il vero, intuisco, ma non capisco.
TEOFILO: Come il denaro è una unità ma complessa, il “cento” è anch’esso unità[5] ma più complessa, il “mille” è come le altre unità ma ancora più complessa. Ciò che vale per l’aritmetica a cui mi riferisco, devi maggiormente ed semplicemente adattarlo a tutte le cose. Il sommo bene, il sommo appetibile, la somma[6] perfezione, la somma beatitudine consistono nell’unità che complica il tutto. Noi ci dilettiamo nel colore, ma meglio nella molteplicità di questi; ci dilettiamo nella voce, ma meglio nell’armonia di molte voci; ci dilettiamo con un senso, ma meglio con tutti i sensi; in una conoscenza ma meglio nella molteplicità delle conoscenze; in un apprendimento, ma meglio nella molteplicità degli apprendimenti; in un ente che comprende tutto, anzi in quell’Uno che è lo stesso Tutto. Come tu Poliinnio ti diletteresti maggiormente di più se possedessi un’unica gemma tanto preziosa che valesse tutto l’oro del mondo piuttosto che nella moltitudine di migliaia e migliaia di quei soldi di cui ne hai uno solo in borsa.
POLITINO: Grazie mille.
GERVASIO Eccomi divenuto dotto; come chi non comprende l’uno non comprende nulla, così chi veramente intende l’uno, intende tutto; e chi più si avvicina all’intelligenza dell’uno, si approssima più alla comprensione di tutto.
DICSONO Così anche io, che se ho ben compreso, vado via molto arricchito dalla contemplazione di Teofilo, fedele relatore della filosofia nolana.
Mi consentano i miei dodici lettori di chiudere questo omaggio al mio vate facendo mie le sue parole di chiusura di questa che, per me, rappresenta l’opera summa del suo pensiero:
Lodati sieno gli Dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima ed absolutissima Causa, Principio e Uno.
[1] Bruno contesta ad Aristotele di non aver compreso che l’opposizione è la potenza (la possibilità, la Causa) a creare i contrari; dalla generica opposizione discendono le specie contrarie; opposti sono il caldo ed il freddo, contrarie sono l’albero che brucia e l’acqua che si ghiaccia; l’opposizione è essenza, la contrarietà è la qualità “fisica” dell’essere.
[2] Aver Principio nello stesso soggetto.
[3] Bruno termina l’opera con qualche lazzo e con le “amenità” di Poliinnio e Gervasio.
[4] Sinonimo di borsa, di marsupio.
[5] Bruno si riferisce alle unità di misura.
[6] Bruno scherza con Poliinnio, spiegando la sua teoria mischiando concetti seri con l’uso del termine “somma” opportunamente mutuato dall’aritmetica.
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