Erano da poco passate le dieci del mattino che donna Fraulissa Savolino vide due frati che si avvicinavano al suo casale. Non indossavano il sacco scuro dei monaci che erano a Nola; questi portavano una lunga tunica bianca e su di essa un pesante sopravveste scura che copriva le loro spalle lunga quanto la tunica e il loro capo era nascosto da una cocolla dello stesso colore della sopravveste. La vista della Croce che pendeva sul loro petto, però, aveva fugato ogni timore alla donna.
“Cosa posso fare per voi, fratelli?” chiese donna Fraulissa quando i due monaci furono ad alcuni metri da lei.
“Mangiare un tozzo di pane e chiedere notizie di una pia donna che dovrebbe vivere da queste parti, sorella.” rispose, sogghignando, Filippo, che godeva sempre un mondo nel canzonare sua madre.
“Fi… Filippo!” gridò, trepidante, la donna che aveva riconosciuto il figlio dalla voce prima ancora di vederne il viso, ancora nascosto dalla cocolla, “Sei proprio tu! Figlio mio. Vieni qui, fatti guardare. Oh mio Dio! Non è possibile. È proprio mio figlio!” lanciò per aria la ramazza con la quale stava spazzando l’aia e buttò le braccia al collo del monaco, stringendolo al petto mentre gli liberava la testa per guardarne le sembianze. La mano indugiava tra le ciocche di Filippo e gli occhi si inumidirono in un niente mentre continuava a mormorare: “Oh mio Dio! Mio Dio! Mio figlio.” Poi, d’un tratto scostò via Filippo, si rassettò la gonna con un movimento rapido e, rivolto a frà Giordano De’ Focatiis, disse: “Perdonatemi fratello, mi sono lasciata prendere dall’emozione. Accomodatevi… accomodatevi vi prego. Entrate nella nostra umile casa.”
“No, donna Fraulissa; non casa nostra, ma casa vostra. Vi presento frà Giordano De’ Focatiis, monaco domenicano come me che sono frà Giordano Bruno da Nola.” intervenne Bruno, tra il serio ed il faceto.
“E smettila sbruffone! Sei sempre il solito. Tu sei, sei stato e sarai, sempre Filippo… il ‘mio’ Filippo; di frà Giordano, qui, ne vedo solo uno… e sono molto onorata di ospitarlo in casa mia.”
“Ah! Adesso è casa vostra… solo! Avete già dimenticato vostro figlio?” Continuò a celiare Filippo che, d’un tratto, divenne serio e chiese: “E mio padre? Dov’è mio padre, madre mia? Come sta?”
“Dove vuoi che sia, amore mio; è al seguito del Conte di Caserta… da Pasqua, e non ritornerà prima di Natale. Ma non temere, sta bene. È ancora forte come un toro e per fortuna non vi sono guerre in questo periodo. Ma entriamo.” e fece strada ai due giovani all’interno del casale.
Dopo pranzo Filippo confessò alla madre che non si sarebbe potuto trattenere oltre, l’abbracciò forte e stavolta le lagrime rigarono la sua, di faccia, e una strana malinconia prese possesso del suo animo. Fu donna Fraulissa a staccarlo da sé: “Va figlio mio. Segui la tua strada… e che Dio ti benedica e la Madonna ti accompagni… sempre.” e rivolta all’altro giovane: “Fate buon viaggio, fratello. E amiate sempre il mio Filippo come avete dimostrato oggi. Vi ricorderò nelle mie preghiere.”
“Arrivederci, donna Fraulissa, grazie per tutto.” salutò frà Giordano De’ Focatiis.
“Addio mamma. Non so quando potremo rivederci. Salutate per me mio padre e ditegli che vi porto sempre nel cuore, entrambi, ovunque io sia.”
Era l’ultima volta che Giordano Bruno poté rivedere sua madre… non sarebbe più ritornato nella sua amata Nola; in quanto a suo padre, dovette ricordarlo sempre con il suo viso da trentenne, con l’abito che indossava quando lo riaccompagnò a Napoli, da Monsignor Sasso nel 1565, e a cavallo, splendido cavaliere di cui andò sempre fiero. Neppure lui avrebbe mai più rivisto.
Lascia un commento