A quell’ora Napoli era quasi del tutto deserta pertanto Michele si incamminò verso la vicina Piazza Mercato pur disperando di poter incontrare qualcuno che gli desse qualche notizia; –altrimenti aspetterò che si facciano le cinque e andrò a San Biagio a parlare con Don Mario. Forse lui mi saprà dire qualcosa anche di questa chiesa sconsacrata. – pensò.
Appena raggiunte le scale che da Via Marina portano nella grande piazza dedicata alla Madonna del Carmine, Piazza Mercato, appunto, Michele vide un prete che usciva da una chiesa posta proprio nelle adiacenze di quel luogo; gli si avvicinò e gli chiese: “Mi scusi Padre, sto cercando la chiesa di Sant’Eligio al Mercato.”
“È questa, Signore” rispose il religioso, “…ma sto chiudendo; ma… ditemi pure, in cosa posso esservi utile?”
“Sto conducendo delle ricerche su un nobile ungherese che visse e morì a Napoli nei primi anni del ‘600, il Barone Michael Forgacz. Sono venuto a conoscenza che la sua vedova, Immacolata Solbello, sposò nella Chiesa di S. Giovanni a Mare un certo notaio, Giacomo Sturlese, e volevo sapere se, per caso, poteste vedere se in parrocchia vi sono ancora documenti che riguardavano i due coniugi o magari notizie di un lascito da parte della donna a quella chiesa.”
“Se mi fate compagnia mentre vado a mangiare un panino, dopo torniamo in parrocchia e diamo un’occhiata all’archivio” promise il sacerdote.
Il religioso, evidentemente, aveva intenzione di raggiungere proprio la rosticceria dov’era appena stato Michele e ciò diede lo spunto al giovane professore per chiedergli: “Mi sapete dare qualche notizia sulla testa di donna che si trova fuori l’antica chiesa di San Giovanni a Mare?”
“Sono un esperto di Storia dell’Arte e del ‘600 in particolare e credo che potrò aiutarvi nelle vostre ricerche. Dunque, intanto quella testa che avete visto è solo una copia, l’originale è a Palazzo San Giacomo, il Comune di Napoli; la sua fattura si fa risalire al periodo ellenico e si vuole che rappresenti la sirena Parthenope, la fondatrice della città; quando, durante il periodo della Repubblica Partenopea, la chiesa fu chiusa, la statua prima subì dei danneggiamenti poi fu recuperata al culto dei napoletani ma con il nome dell’icona della Repubblica francese, Marianna; e il popolo napoletano, che è abituato a non scontentare nessuno, la chiamò, appunto, Donna Marianna, a capa ‘e Napule.”
Michele pendeva quasi dalla bocca del colto sacerdote ma questo non gli impedì di percepire, ancora come il giorno che era stato a Vico Equense, una strana presenza intorno a sé. Si voltò di scattò e vide un uomo chino ad allacciarsi le stringhe delle scarpe; dopo qualche passo si rivoltò e non c’era più nessuno dietro di loro.
Nella rosticceria, mentre il sacerdote consumava il suo panino, Michele guardò ancora se qualcuno lo tenesse d’occhio e vide poco distante un altro uomo, vestito in modo dimesso e trasandato che, appena entrò nel campo visivo del nolano, si accese una sigaretta e, facendolo, voltò di qualche grado la testa e con una mano si coprì il volto, come chi vuol proteggere la fiamma dell’accendino dal vento; vento che era il grande assente, lì, al chiuso e in un caldo pomeriggio d’agosto. Subito dopo, zoppicando leggermente alla gamba destra, l’uomo si allontanò lentamente. Le sue scarpe erano lucide e nuove e di buona fattura. Michele ebbe, netta, la sensazione di un déjà vu.
Tutte queste stranezze cominciavano a preoccupare Michele che, però, non sapeva come evitarlo pertanto si impose di guardarsi intorno con maggiore attenzione ma, al tempo stesso, di non temere oltremisura quelle presenze che potevano anche non voler dir nulla.
Lascia un commento