Il tema dello Spaccio è tema morale, tende alla divinità, all’elevazione spirituale dell’uomo, quindi il numero di riferimento non può essere né il quattro che evoca il Creato, né il cinque che evoca l’azione umana; il numero opportuno è il tre, il numero che evoca il divino; e l’opera è strutturata in tre dialoghi, ciascuno composto di tre parti; e tre sono gli interlocutori che partecipano al dialogo: Sofia, Saulino e Mercurio. Queste tre funzioni di Bruno sono ben rappresentate dal nome attribuito loro; Sofia è la sapienza, la vasta cultura di Bruno, Saulino rappresenta le radici di Bruno, la sua più intima essenza, come dimostra l’utilizzo del cognome della madre per presentare tale personaggio/funzione; e Mercurio, la parola, l’espressione della fusione tra le funzioni predette; in termini alchemici l’Uno con il Due produce il Terzo, Mercurio appunto, la parola ovviamente.
Ma Bruno è consapevole che queste funzioni, pur essendo comprese nell’unico individuo, hanno una loro autonomia, ciascuna di esse deve essere controllata dall’intelletto. L’uomo non può pensare a se stesso come ad un monolite, egli è composto di parti che nell’unicità del corpo che le contiene hanno una vita autonoma; non è forse vero che quando l’uomo si ammala è solo una parte del suo corpo che inizialmente soffre? E solo dalla sofferenza di quella parte che si sviluppa la sofferenza del corpo nella sua totalità, e non sempre!
Egli è consapevole che il suo lato istintuale, originario, lo porterebbe ad essere dispersivo a causa della fame di conoscenza che lo divora, pertanto ha bisogno di regolamentare questo suo carattere intemperante facendo ricorso ad una regola che ritrova solo nella sua ferrea volontà; ed è Sofia che ammonisce Saulino a non essere dispersivo fin dall’inizio del dialogo: “Taci, non mi levar di proposito, Saulino. Ascoltami sino al fine.” E il Bruno istintivo, conscio dei suoi limiti, accetta il rimprovero e si abbandona alla sapienza: “Dite pure, ch’io attentissimamente vi ascolto; perché son certo, che dalla tua bocca non esceno se non grandi e gravi propositi; ma dubito che la mia testa non le possa capire e sustenere.”
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