Lo spaccio attende a Giove ed al Consiglio degli Dei; ma, per Bruno, costoro devono essere maturi; non è dato al giovane porre mano allo spaccio dei vizi, all’elevazione delle virtù. È l’uomo adulto e maturo che può correttamente perseguire l’obiettivo in quanto … in testa [ha] fantasia retta, la cogitazion sollecita, la memoria ritentiva; ne la fronte la sensata apprensione, ne gli occhi la prudenza, nel naso la sagacità, nell’orecchio l’attenzione, ne la lingua la veritade, nel petto la sinceritade, nel core gli ordinati affetti, ne le spalli la pazienza, nel tergo l’oblio de le offese, nel stomaco la discrezione, nel ventre la sobrietade, nel seno la continenza, ne le gambe la costanza, ne le piante la rettitudine, ne la sinistra il pentateuco di decreti, nella destra la raggione discussiva, la scienza indicativa, la regolativa giustizia, l’imperativa autoritade e la potestà executiva.nel seno la continenza, ne le gambe la costanza, ne le piante la rettitulingua la veritade, nel petto la sinceritade, nel core gli ordinati affetti, ne le spalli la pazienza, nel ter
In questo passo, Bruno propone un ulteriore esercizio mnemonico, nello stile delle opere parigine, e nel contempo effettua un velato richiamo alle funzioni delle Sephirot , quindi solo chi ha completato il percorso sapienziale cabalistico ed ermetico in genere, può avvicinarsi all’opera e rimettere in ordine se stesso.
Questo tema pone in primo piano il problema della identificazione di Giove e della bestia, visti dai vari studiosi di Bruno, il primo come il Papa, o come la Chiesa Cattolica, o come la Chiesa Riformata; e la seconda, al contrario, come la Chiesa Cattolica, la Riforma o lo stesso Lutero, il Papa o Cristo stesso. Per spasso…come avrebbe detto padre Bruno mi piace, qui, aggiungere un’altra ipotesi. Premesso che nulla viene scritto dal Nolano per caso, come ho già avuto modo di sottolineare, lo strano richiamo alla tavola rotonda, simbolo tipicamente inglese e che niente ha a che vedere con siti olimpici, posto all’inizio della seconda parte del dialogo sembra un messaggio criptato per denunciare, senza troppo esporsi, la natura di Giove e del consiglio degli Dei: e se si trattasse di Elisabetta Tudor e della sua corte? Quella corte che per essere magnanima e giusta dovrebbe, però, bandire i vari Torquato e Nundinio, cioè gli capi di montone, corna di bue, barbe di capro, orecchie d’asino, denti di cane, occhi di porco, nasi di simia, fronti di becco, stomachi di gallina, pancie di cavallo, piedi di mulo e code di scorpione: …e riecco che ricompare il magico numero dodici, dodici come i cavalieri della tavola rotonda.
Resto del parere, però, che Giordano Bruno non si riferisse a nessuno di queste figure in particolare bensì a chiunque avesse attribuzioni di comando e di guida, compreso ciascun individuo rispetto a se stesso. Resto del parere che Giordano Bruno sia stato il pensatore più incompreso della storia della filosofia occidentale; incompreso da chi lo ha esecrato, incompreso da chi lo ha amato: ciascuno ha trasposto nel di lui pensiero le proprie ansie e paure o i propri desideri ed aspirazioni; e il rogo brucia ancora, alimentato dalla menzogna e dall’errore.
La figura di Giove, per Bruno, quindi rappresenta l’immagine della regola ed è intimamente connessa con la posizione celeste del pianeta Giove che lo evoca, nel rispetto di quella scala naturae che mette in relazione l’uomo con l’immagine divina in ascensio, e che permette all’azione divina di agire sull’uomo in descensio. Non è immagine fissa ed immutabile, bensì legata all’eterno ciclo dei pianeti e dell’intero cosmo che vede modificare la posizione degli astri rispetto alla Terra periodicamente con cicli di trentaseimila anni; e quindi è la riproposizione del tema tanto caro a Bruno per cui la sua filosofia non può essere analizzata per branche ma deve essere studiata come un unicum inscindibile come proprio nell’epistola precisa quando, relativamente agli insegnamenti contenuti nello Spaccio, ammonisce: …in questo mezzo [l’opera] ognuno prenda gli frutti che può, secondo la capacità del proprio vase…qua, dunque, avendo tutto l’altro… per cosa dubia, suspetta ed impendente, prendasi per final nostro intento l’ordine, l’intavolatura, la disposizione, l’indice del metodo, l’albore, il teatro e campo de le virtudi e vizii; dove appresso s’ha da discorrere, inquirere, informarsi, addirizzarsi, distendersi, rimenarsi ed accamparsi con altre considerazioni; quando, determinando del tutto secondo il nostro lume e propria intenzione, ne esplicaremo in altri ed altri particulari dialogi, ne li quali l’universal architettura di cotal filosofia verrà pienamente compita, e dove raggionaremo più per modo definitivo. Il modificarsi, sia pur nel lunghissimo periodo, di questi archetipi è, quindi, indice dell’invecchiamento e della modificazione delle loro funzioni, e lo spaccio diviene il modo per preparare il Cosmo, interiore ed esterno all’uomo, al nuovo ordine a cui fatalmente dovrà sottostare; l’alternarsi della posizione di vizi e virtù è quindi anche l’immagine dell’alternanza cosmica dovuta alla precessione degli equinozi. E Bruno così sottolinea la consapevolezza di Giove di tale verità: “Pensa al suo giorno del giudizio, perché il termine de gli più o meno o a punto trentasei mila anni, come è publicato, è prossimo; dove la revoluzion de l’anno del mondo minaccia, ch’un altro Celio venga a repigliar il dominìno e per la virtù del cangiamento ch’apporta il moto de la trepidazione, e per la varia, e non più vista, né udita relazione ed abitudine di pianeti. Teme che il fato disponga, che l’ereditaria successione non sia come quella della precedente grande mondana revoluzione, ma molto varia e diversa, cracchieno quantosivoglia gli pronosticanti astrologi ed altri divinatori.”
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wkrqlboicf 24 Ott 2024
Muchas gracias. ?Como puedo iniciar sesion?
Saverio Pirozzi 25 Ott 2024
gentile signore, il sito prevede che lei commenti l’articolo e io le risponderò via mail. Grazie per l’interesse mostrato.