L’intera opera del filosofo di Nola mostra il dipanarsi, ordinato e fluido, del suo pensiero cosmologico, filosofico e morale che sembra quasi frutto di un unico lampo accecante che illumina la Via di ogni mente scevra da preconcetti e disposta ad indagare sul significato dei più profondi misteri dell’esistenza. In questo continuo e regolare fluire del corso del suo pensiero, che scorre come un fiume verso il suo naturale alveo finale, il mare, si erge uno scoglio; tale scoglio è, appunto, la Cabala del Cavallo Pegaseo.
Bruno, probabilmente, non aveva ipotizzato una “trilogia” di opere morali come aveva fatto per quelle cosmologiche; e lo Spaccio, forse, rappresentava solo il tentativo di dare una giustificazione etica alla rivoluzione cosmologica teorizzata nella Cena de le ceneri e ne due dialoghi successivi. La natura ordinata e metodica innata nell’animo del Nolano, però, non gli permise di lasciare isolata tale opera che sarà quindi completata con altre due, a comporre un’ulteriore trilogia (la terza trilogia vedrà la luce in Germania).
È sempre il tre, numero perfetto, numero del divino, a compendiare l’opera di Bruno, come a sancire il carattere di Verità del suo lavoro; peraltro il ricorso a tale numero, nel rispetto dei principi fondamentali della kabbalah, è l’evocazione del divino su di essa a protezione massima dei suoi contenuti.
Questo “scoglio” è, come ci dice lo stesso Nolano, il prodotto di …un certo fascio de scritture solamente, che al fine, non avendo altro da ispedire, più per caso che per consiglio, ho volto gli occhi al cartaccio che avevo altre volte spreggiato e messo per copertura di que’ scritti: trovai che conteneva in parte quel tanto che vi vederete presentato.
Quindi, questo secondo dialogo “morale” si è scritto da sé. È l’insieme di tutti quei ritagli, scarti, appunti che Bruno non aveva utilizzato nella stesura dello Spaccio; la figura dell’asino accennata in quell’opera trova in questa la sua definitiva e giusta collocazione; e un’opera che avrebbe dovuto essere un “riempitivo” tra lo Spaccio ed il De gli heroici furori si ritrova ad essere un vero “punto fermo”, una pietra angolare della Nolana filosofia, essendo, forse, l’unica opera che esalta, sia pure indirettamente, in modo umbratile, alla Bruno cioè, la figura di Cristo recuperando, in qualche modo, alla Fede il suo pensiero.
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