L’opera, quindi, intende mostrare l’altra strada che ha l’uomo per pervenire all’unione con Dio; alla Sapienza, percorso privilegiato dai dialoghi cosmologici, si affiancano gli Eroici furori, cioè quel mix di passione, contemplazione, estasi già esposto nello Spaccio de la bestia trionfante e nella Cabala del cavallo Pegaseo, secondo percorso, quindi, per raggiungere il più ambito tra gli obiettivi che può porsi un uomo.
L’opera sembra strutturata come un’offerta ad una donna amata… amata senza eccessive speranze; una gran dama della corte di Elisabetta I, o essendo utilizzata l’immagine della “vergine Diana cacciatrice” che non fosse offerta proprio alla gran regina?!? E perché no?!! D’altronde Bruno non esordisce nel quinto dialogo della prima parte, (laddove Cicada chiede alfine che meglio e più esplicitamente si chiarisca l’oggetto degli eroici furori, per bocca di Tansillo) con l’esortazione a non parlare in modo esplicito dell’oggetto della dissertazione ma invitando, invece, ad usare metafore, o meglio immagini, che richiamino in modo velato ciò di cui si discorre??? Rispetto o timore? O ambedue? E perché? Per l’importanza della Dama?
E quale importanza!?! Sembra quasi la Massima!!!???
Sia chiaro, ritengo, questa appena esposta, una mera provocazione; l’intero dialogo mostra come l’altissimo oggetto sia l’amore per Dio ma, conoscendo lo spirito salace del Nolano e la sua passione per la proposizione di chiavi di lettura plurime, non è del tutto da escludere che in qualche modo egli si riferisse anche alla gran regina.
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