L’anta era appena appoggiata e Marco poté cogliere la parte finale della conversazione tra don Cocchiarone, come ormai anche Marco chiamava il Provinciale seguendo l’esempio del suo amico nolano, e padre Giacomo, il Priore.
“… non possiamo più lasciar correre, Giacomo” stava dicendo il Provinciale, “… l’ha denunciato prima a te ed adesso anche a me. Dovrò istruire questo maledetto processo. Ma tu cosa hai saputo da quei tre?”
“Reginaldo ed Erasmo confermano l’affermazione di frà Agostino, Domenico, mentre Domenico da Nocera sembra indeciso. Mi ha confessato che frà Giordano non ha affatto enunciato proposizioni eretiche, però subito dopo ha anche detto che le sue considerazioni potevano essere fraintese e se ascoltate da qualche confratello più sempliciotto, potevano ingenerare falsi convincimenti.”
“Allora temo che non possiamo non procedere; ma lasciamo trascorrere ancora qualche giorno poi, se a febbraio frà Agostino insisterà ancora, istruirò il processo a carico di frà Giordano.” concluse il Provinciale.
Marco sbiancò in volto, attese qualche istante e si fece sentire dai due; consegnò l’istrumento al priore e fece in modo che notasse che il nome di Bruno vi compariva come testimone dell’atto, nella speranza di allontanare nel tempo il rischio del processo al suo amico.
Appena ne ebbe la possibilità, poi, corse dal Nolano e gli raccontò ogni cosa.
“Bah, se ho capito bene, Don Cocchiarone e padre Giacomo non hanno alcuna voglia di processarmi. Forse è meglio che vada a confidarmi con padre Domenico da Nocera. Sono certo che mi aiuterà a venire fuori da quest’impiccio.” commentò Bruno, fingendo una sicurezza che, in fondo, non possedeva.
Il giorno successivo si recò dal suo maestro e gli confidò le sue preoccupazioni e gli chiese consiglio ed aiuto ma padre Domenico da Nocera gli rispose in modo simile a come aveva risposto al priore, lasciandogli il dubbio sul suo appoggio. Restava ancora un filo di speranza prima di considerarsi perso, e frà Giordano si aggrappò alla prospettiva che i suoi due superiori non dessero seguito alla denuncia di ‘quella serpe di Montalcino’.
Ma il vento aveva ormai cambiato direzione per il Nolano, e scendeva giù dal Nord; il più freddo vento di Tramontana che l’avesse mai investito.
Venerdì 3 febbraio, appena dopo il Vespro, sulla scrivania di frà Marco veniva consegnata una lettera con le armi del Cardinale di S. Nicola fra le immagini indirizzata al priore.
Con le mani che tremavano come una foglia Marco aprì la lettera e la lesse, prima di consegnarla al destinatario finale, com’era tra le sue mansioni e … davanti ai suoi occhi, si disvelarono le più cupe nubi che il giovane potesse immaginare per il suo amico, frà Giordano.
Il Cardinale Giustiniani in persona ordinava al priore ed al padre Provinciale, che certamente era stato destinatario di una lettera analoga, di inquisire immediatamente il Nolano e di giudicarlo in modo molto severo a causa del suo nuovo ruolo di educatore che lo metteva in una posizione di maggior prestigio, e quindi di maggior credito, nei confronti degli studenti, all’interno del convento e dell’Ordine stesso, – … persone come costui sono pericolose per sé e per gli altri, e rappresentano vera gramigna per le messi di Nostro Signore Gesù Cristo. E la gramigna va estirpata. Subito. Amen. – concludeva la lettera.
Immediatamente, Marco corse ad avvisare il suo amico e gli fece leggere la lettera, poi andò a consegnarla al priore.
Bruno non ebbe alcun tentennamento. Resosi conto che il suo nemico non era Agostino da Montalcino, il quale non era che un volgare sicario, ma addirittura, forse, la più potente autorità dell’Ordine dei Domenicani, immediatamente decise di scappare da S. Domenico Maggiore, e al tempo stesso provvide anche a far scomparire ogni prova che potesse incriminarlo. Sapeva molto bene che non tutte le sue letture erano considerate ortodosse dalla gerarchia del convento e meno ancora da quella dell’Ordine. Il suo amore per filosofi come Platone e Democrito, Plotino ed Erasmo di Rotteredam non poteva certo essere accettato da … questi convinti seguaci dello Stagirita.
Mise in una sacca la poca biancheria che aveva in dotazione poi, per qualche istante, si smarrì a contemplare con melanconia i suoi amati libri.
Non avrebbe potuto portare con sé né tutti i suoi libri né i suoi appunti e studi e i tanti fogli su cui aveva scritto sonetti ed ipotesi di libri da stendere, né le sue amate opere: L’Arca di Noè, il volume che aveva regalato a Papa Pio V e che era riuscito a rilegare personalmente con tanta difficoltà e spesa, di cui aveva ancora i fogli originali, come in originale aveva ancora Gli pensieri gai e Il tronco d’acqua viva, le due operette che aveva composto per Morgana. In tutte quelle pagine egli aveva trasfuso tutto il suo ‘sapere’ in campo astrologico, mitologico, scientifico, filosofico e teologico, ed era riuscito a trovare il giusto equilibrio tra tutte quelle discipline, così diverse tra loro. Era riuscito mirabilmente ad intrecciarle e gli piangeva il cuore di perderle, ma portarle con sé era impossibile e lasciarle in bella mostra, lì nella cella, era ancor più pericoloso, pertanto strappò tutti quei fogli e li lasciò scivolare nella latrina che si trovava nell’angolo della sua cella. Subito dopo prese i due libri di Erasmo di Rotterdam, in cui il filosofo fiammingo commentava le opere di S. Crisostomo e di S. Gerolamo, che il Nolano amava come reliquie, li baciò e li strappò di netto poi li lasciò scivolare, anch’essi, nella latrina.
Le latrine del convento di S. Domenico Maggiore consistevano in un foro praticato in un angolo del pavimento delle celle che lasciavano cadere piscio ed escrementi in un unico canale di scolo per ciascun lato dei lunghi corridoi su cui si aprivano le celle dei monaci; tutti questi canali confluivano, poi, in un’unica vasca posta sul lato orientale della fiancata della Basilica che si affacciava sulla piazza, sottostante qualche metro rispetto al complesso monastico e a sua volta collegata con la cloaca pubblica che portava ogni cosa fino al mare; pertanto, in pochi minuti, ogni prova a suo carico si sarebbe dispersa nella baia di Napoli.
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