All’alba del 10 ottobre 1576 Bruno, indossato di nuovo gli abiti civili, in groppa ad un asinello che gli aveva donato Gian Andrea Doria, lasciò Noli e si diresse ad Ovest, verso la Francia.
La giornata era limpida e, il Sole luminoso e il cielo terso facevano risaltare i colori dell’autunno nella vegetazione e sulle rocce, rendendo struggente quell’angolo di ‘paradiso’.
Bruno procedeva inspirando voluttuosamente l’aria frizzante che saliva dal mare, portata da un delicato vento di ponente mentre godeva, sereno e speranzoso nel futuro, di quello spettacolo che la Natura gli offriva. Lungo la strada si attardò anche a gustare dei fichi che, a differenza di quanto accadeva nella sua Campania, sembravano maturare proprio in autunno.
Ma il giorno successivo tutto cambiò.
Fu svegliato, poco prima dell’alba, da grosse gocce che gli bagnavano il viso. Il cielo era livido e rombava, preannunciando un violento temporale. Si era accampato sotto un albero, che non era certo il posto più adatto per proteggersi, pertanto si avviò subito, con il suo asinello, alla ricerca di un riparo più sicuro: qualche casolare o almeno un qualche rifugio naturale, come una grotta o una cavità tra le rocce della costiera. Era in viaggio da poco più di due ore quando, appena girata un’ansa, si vide parare dinanzi due figure minacciose. Erano due briganti che, armati di archibugi, gli intimarono di scendere dalla sua cavalcatura.
“Dove andate, con questo tempaccio, messere?” chiese, ironico, uno dei due.
“Sono un povero letterato che si reca in Francia per pubblicare un libro.” rispose Bruno, ben sapendo che la verità era l’unica arma che possedesse, in quel frangente.
“Ebbene credo che sarà molto difficile che raggiungerete la vostra meta. Scendete!” ribatté, sardonico, quello.
“Non ho che pochi ducati con me, e quest’asinello, oltre ai miei libri. Lasciatemi passare, vi prego.” disse il Nolano.
“I vostri ducati ci permetteranno di sfamarci per qualche giorno, e così il vostro asinello… quando l’avremo venduto. Dei vostri libri non sappiamo che farcene ma neppure quelli vi lasceremo perché dove intendiamo mandarvi non vi serviranno.”
“Intendete uccidermi?” chiese Bruno.
“Se vi lasciamo vivere ci denuncerete senz’altro. È necessario!… anche se avete una faccia simpatica.” e il brigante alzò l’archibugio per fare fuoco.
Proprio in quell’istante, però, un fulmine cadde a poca distanza e il piccolo asinello, terrorizzato, si lanciò con furia contro i due malfattori che gli sbarravano la strada mandandoli a gambe levate. Le armi caddero per terra e Bruno cercò di scappare inerpicandosi su per le rocce della costiera ma uno dei due banditi riuscì ad afferrarlo per i piedi e lo trascinò giù. Una gragnuola di colpi investì il volto ed il corpo del Nolano che sarebbe, certamente, stato finito a pugni e calci se non fosse intervenuto un altro ‘accidente’ a salvargli la vita.
Il fulmine appena caduto non aveva terrorizzato solo il piccolo asinello di Bruno: a poche centinaia di metri, proveniente da Genova, una carrozza gentilizia stava procedendo nella stessa direzione del Nolano e la luce accecante del fulmine aveva terrorizzato la quadriglia di cavalli che la trainava; sfuggita per alcuni minuti al controllo del cocchiere si era lanciata a tutta velocità sulla stradina tortuosa della riviera rischiando a più riprese di far cadere la carrozza giù, sulla scogliera sottostante. Il cocchiere stava appena riprendendo il controllo dei cavalli quando si trovò la strada sbarrata da tre uomini che lottavano sul suo ciglio. Neanche il tempo di fermare la corsa degli animali e il cocchiere ed il compagno, che stava a cassetta con lui, videro un lungo coltello che compariva in mano ad uno dei tre uomini; con un colpo di frusta, il cocchiere riuscì a bloccare il braccio del brigante che stava per finire Bruno mentre l’altro prese una delle due pistole che teneva in grembo e sparò un colpo in aria poi puntò l’altra verso i due uomini in piedi ed intimò: “Fermi! O vi faccio saltare le cervella!”
Quasi fosse un riflesso condizionato, i due malviventi fecero un balzo indietro e si lanciarono giù verso la scogliera, ripercorrendo velocemente il viottolo dal quale, molto probabilmente, erano saliti per aggredire il Nolano, scomparendo alla vista dei nuovi arrivati.
Lascia un commento