Mercoledì 20 aprile, munito dell’invito personale dell’Imperatore, Bruno salì al Prazsky Hrad.
Alle nove e mezza, il filosofo presentò l’invito dell’Imperatore all’ufficiale di guardia alla porta del Castello che, evidentemente, essendo a conoscenza del suo arrivo, lo accolse con un inchino, e: “Professore, abbiate la cortesia di aspettare che vi assegni una guardia che vi scorti. L’Imperatore non vi riceverà a Palazzo e vi sta aspettando in una casa nel vicolo d’oro. Vi prego solo, a nome Suo, di non rivelare a nessuno dove incontrerete Sua Maestà.”
Appena la campana della Basilica di San Giorgio suonò le dieci ore, la guardia che aveva accompagnato Bruno bussò alla porta di una piccola casetta del vicolo d’oro.
Fu lo stesso Rodolfo ad aprire la porta e, dopo aver congedato la guardia, fece accomodare il Nolano in un minuscolo studiolo che sembrava costituire l’unica stanza della costruzione.
“Benvenuto, professor Bruno. Sono molto felice di poter trascorrere qualche ora con voi lontano da quelle mignatte dei miei cortigiani, seguitemi” e Rodolfo afferrò un candelabro d’oro che di trovava sullo scrittoio al centro della stanza e lo tirò a sé. Bruno sentì uno scatto metallico provenire dal pavimento e vide il mobile ruotare su se stesso lasciando libero un passaggio da cui partiva una scala che scendeva fin nelle viscere della terra. L’Imperatore guidò Bruno giù, in quello che, ben presto, si dimostrò essere un vero e proprio laboratorio chimico, pieno di storte, alambicchi e mortai, nonché di bottiglie e vasi pieni di erbe e animaletti, morti e conservati immersi in liquidi di vari colori.
“Accomodatevi Professore. Venite a vedere il mio laboratorio chimico. È qui che cerco di trasmutare il piombo in oro seguendo le indicazioni dei grandi alchimisti arabi e cristiani dei secoli scorsi. È qui che prima o poi riuscirò a scoprire il segreto della pietra filosofale e dell’acqua regia.”
Dopo circa un’ora, durante la quale spiegò la funzione di tutta quell’attrezzatura a Bruno e l’utilizzo di alcune erbe ed animali, Rodolfo volle conoscere l’opinione di Bruno su questi suoi studi.
Il Nolano glissò con maestria enfatizzando, invece, l’importanza della relazione tra alcune erbe e la cura di determinate malattie e: “…credo che prima o poi si troveranno le proprietà terapeutiche anche di pietre e resti di animali, Maestà. Ma io non sono venuto a Praga per approfondire questi studi, bensì per proporvi un progetto che permetta ai popoli d’Europa di vivere in pace e libertà.”
Rodolfo II d’Asburgo ascoltò con molta attenzione l’esposizione del pensiero di Bruno poi chiese: “Perché avete pensato che io possa essere il terminale del vostro progetto? Mi risulta che avete fatto la stessa proposta anche ad Enrico III di Francia e ad Elisabetta Tudor d’Inghilterra, e persino ad Enrico di Navarra, anche se non ha ancora un Regno; perché anche a me?”
“Chi vi ha rivelato queste notizie ha alterato e snaturato lo scopo dei miei incontri. A me non interessa chi si troverà al vertice del potere in Europa, anche se preferirei che, in nome della gloria dell’antico Impero romano, foste voi quella figura; il mio unico interesse è la libertà per ogni cittadino di professare liberamente le proprie idee e le proprie convinzioni religiose. Ai liberi spazi della filosofia io cercai riparo dai fortunali della prevaricazione e dell’ignoranza, cercando la compagnia dei potenti non perché chiudessero gli occhi delle genti ma perché, al contrario, li aiutassero ad aprirli. Non intendo dissimulare la verità che io vedo, né ho paura di renderla manifesta agli altri; ed è per questo motivo che sono stato ripetutamente fatto oggetto di odio, clamore e di insulti da parte di coloro che nell’eterna lotta tra le tenebre e la luce, tra l’ignoranza e la scienza, parteggiano per le prime e aborrano le seconde e ho dovuto subire sia le ire della bruta e stolta plebaglia quanto quelle dei tanti illustri accademici che si sono ‘autoproclamati’ padri della Scienza, mentre non sono altro che padri dell’Ignoranza. È solo per questo motivo che ho contattato tanti Principi ed anche Voi; affinché ciascuno promuovesse questi princìpi tra i suoi sudditi e li pretendesse da chi li osteggia, siano essi accademici o ministri di culto, cattolici e protestanti, o il Papa stesso.”
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