Mezz’ora dopo, in un altro salone dell’Istituto utilizzato come archivio, i due giovani erano di fronte ad un numero enorme di libri raccolti in otto grandi casse di legno. Incollato, su ciascuna di quelle, un foglio plastificato indicava il tipo di libri contenuti, suddivisi per tipologia; su uno solo la dicitura indicava che i libri contenuti erano quelli scritti dallo storico.
“Cominciamo da questi?” suggerì Claudio Boaracci.
“Da una bisogna pur cominciare!” rispose scherzosamente Michele.
Aperta la cassa, ne uscirono diversi libri e manoscritti e a ciascuno di loro i due studiosi prestarono molta attenzione ma senza alcun risultato; finché, da un logoro sottomano in pelle, posto in fondo alla cassa, non ne uscì un foglio piegato a metà sul quale erano vergate poche parole, sembrava un appunto, un promemoria, piuttosto che un messaggio scritto per una terza persona – Pasqua del Signore dell’anno Santo 1600. Il Barone Michael Forgacz mi ha honorato di una sua visita. Mi fatto vedere un’opera sconosciuta del professor Jordano Bruno, pace all’anima sua; è forse l’ultima che ha scritto. Conosco di fama il Barone Forgacz e dalla grafia del manoscritto sono propenso a credere che non mi ha mentito. Comunque devo parlarne con Besler; lui certamente deve saperne di più. –
A Michele brillarono gli occhi e le mani presero a tremargli senza controllo e la cosa non passò inosservata agli occhi del collega che chiese: “Cos’ha di così importante quel foglio? Capisco che è un’ulteriore prova della stima che il Morosini aveva per Bruno ma questo è unanimemente riconosciuto. Che abbia avuto per le mani uno dei suoi tanti libri andati poi distrutti o semplicemente perduti non aggiunge niente a quanto già si sa. I più importanti studiosi del Nolano hanno già steso la lista di tutte le sue opere, smarrite e perdute comprese… o sono i nomi di quel Forgacz e di Besler a turbarti?”
“Tu sai chi sono quei due?!? chiese Michele.
“Vieni con me!” esclamò Claudio, senza rispondere; e quasi trascinò con sé Michele fino alla sua scrivania da dove ne tirò fuori un libro.
“Ecco. Questo è l’ultimo libro di Anacleto Verrecchia e parla proprio di Giordano Bruno…” carezzò delicatamente il dorso del volume e: “Nachtfalter des Geistes… “La falena dello spirito”; è stato appena pubblicato. Guarda.” aprì il libro, girò qualche pagina, poi indicò un nome e lo mostrò a Michele: Michael Forgacz.
“E qui c’è l’altro… Hieronymus Besler; erano due tra i più fedeli discepoli di Giordano Bruno; ma tu ancora non mi hai detto perché ti tremavano le mani.” e, con sguardo vagamente inquisitorio, osservò la reazione di Michele.
“Hai ragione, è giusto che sia onesto con te. Per caso, a Padova ho trovato un registro contabile del 1600 in cui si faceva riferimento a libri di Giordano Bruno che l’imprenditore in questione, un certo libraio di nome Dolin avrebbe procurato al nobile veneziano Andrea Morosini. La notizia, come puoi immaginare, mi ha incuriosito e sono venuto a vedere se poteva, in qualche modo, rispondere al vero.” si giustificò il nolano, raccontando mezza verità.
“Perché ti ha incuriosito?” chiese punzecchiando Claudio, sempre più persuaso che il suo interlocutore gli nascondesse qualcosa.
“Non capisci?!? È un registro del 1600! E l’annotazione è successiva al rogo di Campo de’ fiori. I libri di Giordano Bruno saranno stati messi all’indice prima di quella data. Non era una transazione normale, quella e, se vera, costituisce la prova non solo dei buoni rapporti tra il Morosini ed il Bruno ma anche che tali rapporti erano quanto meno noti nell’ambiente letterario e… non solo a Venezia.”
“Mmmhh… hai ragione; non ci avevo pensato. Si; è una notizia interessante. Più da storico che da economista, però… non ti pare?!?”
“Più da nolano che da veneziano, però; ne convieni?!?”
I due si guardarono per qualche istante, poi scoppiarono in una sonora risata.
“Posso avere una copia dell’appunto del Morosini?” chiese Michele mentre ritornavano in archivio; “… e qualche tua nota sui discepoli di Giordano Bruno; vorrei saperne di più.”
“Tu mi nascondi qualcosa” disse ridendo Boaracci; poi: “…non vorrai fare tu lo storico?!? Guarda che io come economista sono una frana; non potrei sostituirti. Certo che ti accontenterò; ma adesso andiamo a vedere se troviamo altro.” Il tono del giovane professore veneto era certamente goliardico ma gli occhi sprizzavano lampi di stizza che, però, il professore campano, un passo dietro il collega, non poteva notare.
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