Giordano, al secolo Filippo, Bruno nascerebbe, secondo il suo più attento biografo, Vincenzo Spampanato, tra il gennaio ed il febbraio 1548 a Nola da Giovanni, ufficiale (alfiere) del Conte di Caserta, e da Fraulissa Savolino, piccola proprietaria terriera di Nola. Essendo stato, come le sue numerose opere e, in qualche modo, le sue stesse affermazioni durante le fasi del suo processo dimostrano, un profondo conoscitore di astrologia, sembra strano che non conoscesse la sua precisa data di nascita che, peraltro, non risulta da alcun documento. Al riguardo vanno fatte alcune considerazioni: l’ipotesi proposta dallo Spampanato è errata giacché egli la ricava dall’affermazione fatta dal Nolano all’inquisitore veneto circa la sua ordinazione sacerdotale …fui promosso al sacerdozio alli tempi debiti.”; secondo lo studioso nolano ciò significava “…nelle prime quattro tempora del 1572, quando aveva compito ventiquattro anni.”: or dunque, supporre che per Bruno li tempi debiti coincidessero con uno dei quattro periodi dell’anno dedicati alla consacrazione sacerdotale (ma perché, poi, per forza il primo, come ipotizza il suo biografo, tra gennaio e febbraio?) e non quando era giunto semplicemente il ‘momento giusto’ è pura forzatura; ma non basta! Bruno non può essere stato ordinato sacerdote nel 1572 proprio perché aveva ancora 24 anni. E ciò proprio accettando i documenti fornitici dallo Spampanato che, ricorda gli Atti del Capitolo generale domenicano del 1564 i quali imponevano “Nullus itaque in posterum… ad presbiteratus ordinem ante XXV aetatis suae annum promoveatur.” È, quindi, nel 1573 che Bruno venne ordinato sacerdote, e non poteva essere altrimenti se egli fu iscritto come studente formale di Teologia solo il 21 maggio 1572: Spampanato stesso sottolinea la rigidità dell’Ordine domenicano che non avrebbe mai elevato alla consacrazione sacerdotale un suo membro che non avesse compito gli studi ‘minimi’ previsti. Questa considerazione fa ‘saltare’ le ipotesi del biografo sul periodo gennaio/febbraio. Volendo ‘forzare’ la fortuna, e provare ad ipotizzare una data per la sua nascita, chiedo ai miei dodici lettori di considerare che solo nel Candelaio il Nolano fornisce due elementi ben precisi per individuare una data ed un’ora di nascita che, peraltro, non attribuisce a se stesso bensì a Bonifacio ed a Corcovizzo, due suoi personaggi non certamente degni di stima; ma Bruno, oltre ad essere uno spirito faceto, teorizzava la sintesi dei contrari e la coincidentia oppositorum e quindi non avrebbe certo temuto di confondersi con due personaggi ben lungi da lui per moralità e valore; inoltre sono gli unici riferimenti di questo tipo che possiamo ritrovare nelle sue opere e nelle sue dichiarazioni, quindi, perché non tentare la sorte?!?. Ebbene, Bruno dice che Bonifacio è nato quando Venere era al 27° grado di Gemelli e Corcovizzo con l’ascendente nel segno di Minerva. Nel 1548, Venere si trovava al 27° grado di Gemelli il 5 maggio (ovviamente con il vecchio calendario giuliano), e l’ascendente in Ariete (il segno di Minerva) porrebbe la sua ora di nascita all’incirca nelle due ore precedenti il sorgere del Sole, verso le 3 o le 4 del mattino. Tale ipotesi è quanto meno verosimile, se si tiene conto che tutte le date che scandirono il periodo di permanenza del Nolano a S. Domenico Maggiore sono immediatamente successive al 5 maggio (egli divenne novizio a metà giugno del 1565 e, sempre a metà giugno, professo, suddiacono e diacono; e sempre subito dopo la metà di maggio 1572 fu iscritto allo Studio di Teologia). Invenzione per invenzione, almeno questa non è basata su elementi falsi o errati; e non ha la pretesa di essere attendibile! Notizie ufficiali, peraltro, non è possibile cercarle poiché l’anagrafe episcopale di Nola precedente il XVII secolo andò distrutta in un incendio e, della stessa famiglia Bruno, non è possibile avere ulteriori informazioni.
Altra indicazione anagrafica da contestare riguarda il luogo di nascita.
Si sa, perché dichiarato proprio dal Nolano, che nacque alle falde del monte Cicala, una piccola collina appena fuori il centro urbano di Nola; e si è ipotizzato che il piccolo borgo fosse situato nei pressi di S. Giovanni al Cesco, dove oggi c’è il Convento dei Cappuccini; sul lato Nord del colle. Lì era probabilmente situato il piccolo podere di proprietà della madre, Fraulissa (signora Lisa?) Savolino (Saulino), dove sarebbe vissuta la famiglia Bruno. Io non concordo con quest’ipotesi: come ha sottolineato il professor Alfonso Cerciello, che vive proprio sul colle di Cicala, di cui è originario, da sempre è invalso a Nola l’uso, a seguito dei matrimoni, che le donne portassero in dote il corredo, o denaro o, nei secoli passati, capi di bestiame, mentre spettava all’uomo di fornire l’abitazione, e questo adesso come nel XVI secolo; pertanto è poco probabile che la dimora dei Bruno fosse il casale dei Savolino. A questo si aggiunga quello che proprio il filosofo scrisse ne Lo Spaccio de la Bestia trionfante. Quando, infatti, Bruno dice che dopo aver udito il cuculo cantare lo si poteva vedere arrivare in volo dalla Starza fin sulle rovine del castello di Cicala, e da li ripartire per andare a Scarvaita sta descrivendo il lato Sud del colle stesso: la Starza citata da Bruno, infatti, non può che essere la località posta alle falde del monte Somma, posto a Sud rispetto a Cicala, e non a Nord; che la Starza in questione sia quella, e non qualche altra vallata, come la Starza di Casamarciano o quella ai piedi dei monti dov’è Cicciano, a Nord di Cicala, è pressoché certo, giacché il volo dell’uccello descritto dal Nolano è di ben undici minuti, troppi per ipotizzare il percorso dei pochissimi chilometri che dividono quelle località dal colle di Cicala, oltre al fatto che, sempre dal piccolo borgo, e non dalla vetta di Cicala, si vede il cuculo che va a Scarvaita, sobborgo di S. Paolo Belsito posto sul lato Sud del colle, leggermente più in alto rispetto al centro del piccolo paese del nolano. Perché certamente il punto di osservazione è l’abitazione dei Bruno? Perché, come subito dopo dice Sofia nello Spaccio criticando Mercurio, è solo di quel piccolo borgo, formato da quattro o cinque stanze, di cui egli si interessa; e non della città di Nola, del Regno di Napoli o dell’Italia… È li, quindi, a Sud del colle, vale a dire sul lato opposto rispetto a S. Giovanni al Cesco, che abitavano i Bruno. Inoltre una piccola osservazione di tipo botanico: il giuggiolo, che come dice Mercurio, era in casa di Gioan Bruno, padre del filosofo, è una pianta che soffre le intemperie ed il clima rigido; chi conosce il microclima di Nola e dintorni ben sa che il lato Nord di Cicala è molto più freddo e soggetto a forti folate di vento, spesso gelide, rispetto al lato Sud, molto soleggiato e decisamente più caldo, qualche volta anche troppo: clima ideale per la vita di quella pianta che, è molto probabile che fosse piantata su quel lato del colle, e non a Nord, affinché potesse prosperare. Allora Giordano Bruno non era nolano? Certo che sì! S. Paolo Belsito, come peraltro Casamarciano, nel XVI secolo erano casali di Nola; esso diviene comune solo nel XIX secolo pertanto… Bruno resta un nolano DOC.
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