Prima di affrontare i contenuti della disputa con Torquato/Turner, Bruno avverte la necessità di ribadire la sua fedeltà ai principi cristiani tant’è che fa dire a Teofilo: “…questa filosofia non solo contiene la verità, ma ancora favorisce la religione più che qualsivoglia altra sorte de filosofia; come quelle che poneno il mondo finito, l’effetto e l’efficacia della divina potenza finiti, le intelligenze e nature intellettuali solamente otto o diece, la sustanza de le cose esser corrottibile, l’anima mortale, come che consista più tosto in un’accidentale disposizione ed effetto di complessione e dissolubile contemperamento ed armonia, l’esecuzione della divina giustizia sopra l’azioni umane, per consequenza, nulla, la notizia di cose particolari a fatto rimossa dalle cause prime ed universali, ed altri inconvenienti assai; li quali non solamente, come falsi, acciecano il lume de l’intelletto, ma ancora, come neghittosi ed empii, smorzano il fervore di buoni affetti.”
È evidente che l’accusa di ateismo l’aveva già raggiunto durante il suo soggiorno inglese e il Nolano, ben consapevole che la sua visione cosmologica poteva avvalorare tali insinuazioni, si premurò di confermare la sua fede cristiana e, di più, sostenne come essa fosse quella che meglio si coniugasse con i suoi veri ed eterni principi. Un universo finito, afferma il Nolano, denuncia la limitata capacità del Creatore: impensabile e blasfemo! La corrottibilità della Materia (intesa come sua dissoluzione nel Nulla) e la mortalità dell’anima non giustificano, anzi negano, l’Infinita Potenza di Dio. La visione bruniana di Dio, in sostanza, va ben al di là di quella antropomorfa e decisamente vendicativa dell’Antico Testamento ed è molto più armonica con il messaggio cristiano, che vede come motore centrale dell’esistenza e della stessa ragion d’essere del Cosmo, l’Amore. Iddio, così come inteso da Bruno, consente ancor di più di quello ipotizzato dal clero del XVI secolo, e non solo, di accettare i miracoli e giustificare realtà non concepibili razionalmente. Fu proprio il Nolano, durante il suo processo, a difendere la sua concezione della Natura e, contemporaneamente, ad accettare, ma per fede, che talune manifestazioni potessero contraddire le sue teorie naturali.
Circa la natura della Santissima Trinità, ad esempio, durante il terzo costituto a Venezia egli affermò: “…quanto poi a quel che appartiene alla fede, non parlando filosoficamente, per venir all’individuo circa le divine persone, quella sapienza et quel figlio della mente, chiamato da’ filosofi intelletto et da’ theologi Verbo… io stando nelli termini della filosofia non l’ho inteso, ma dubitato et con incostante fede tenuto…”; né dissimili furono le sue deposizioni circa la transustanziazione e la natura dell’anima.
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