Praticamente alla fine dell’opera Giordano Bruno impartisce la sua lectio magistralis sui moti della Terra.
Per apprezzarne compiutamente il valore mi permetto di ricordare quanto mi veniva insegnato alla scuola elementare, cioè che la Terra ha due movimenti: uno di rotazione lungo il suo asse e uno di rivoluzione intorno al Sole. Sono consapevole, e chiunque deve esserlo, che ‘scienziati’ ed ‘astronomi’ sanno, e sapevano cinquant’anni fa, dell’esistenza di altri moti del nostro pianeta ma quanto ricordato darà la giusta misura della cultura e dell’ingegno del Nolano.
La tesi di Bruno è che la Terra ruoti con quattro movimenti differenti ma coordinati tra loro, a formare un unico moto in un Universo senza centro, in cui ogni astro partecipa del movimento di tutti gli altri e nel movimento determina l’eterna vita del firmamento. Egli le riconosce dunque un movimento di rivoluzione, attorno al Sole, il più vicino alla perfezione tra i moti della Terra; un moto di rotazione, meno preciso, come riferisce il Nolano e gli altri due che sono il moto di traslazione insieme al sistema solare verso la costellazione di Ercole, e il movimento di nutazione, causato dall’inclinazione di circa 23 gradi dell’asse terrestre che determina la precessione degli equinozi; i quali ultimi due non sono facilmente verificabili in modo “sensibile”.
È il caso di ricordare che, ufficialmente, il movimento di nutazione fu scoperto dall’astronomo inglese James Bradley nel 1728 e spiegato solo venti anni dopo?
Questo intendo dire quando affermo che la Conoscenza, quella con la C maiuscola, Sola e Vera Scienza, prescinde dagli artifizi tecnologici e può più un animo libero predisposto a cogliere e accogliere vere e proprie visioni oniriche in cui la Verità, spesso, si manifesta. E Giordano Bruno possedeva questo dono.
Lascia un commento