L’opera inizia con la larvata invocazione alla prudenza che Elitropio fa a Teofilo: stia attento non solo ai nemici palesi ma anche a quelli occulti giacché non sono solo gli animali notturni a non amare il Sole ma, contro di esso, si avventano anche animali diurni come le fiere; e anche altre creature che con i loro versi striduli e insolenti ne offendono la bellezza e la purezza della sua luce.
Il Sole è, palesemente, la Nolana Filosofia e i suoi nemici dichiarati sono coloro che vogliono mantenere nelle tenebre dell’ignoranza gli uomini, incatenati a filosofie rigide nella struttura mentale, fatta di sillogismi ed altri artifizi logici, che nessuno spazio offrono all’Immaginazione ed alla Poesia e che guastano la Danza, pervertono la Musica, sviliscono l’Oratoria, falsificano la Storia e eclissano l’Astronomia ed ogni altra Arte che le nove figlie di Mnemosine promuovono tra le genti.
Le Muse, tanto venerate dal Nolano, vengono quindi mortificate da pedanti e saccenti che in nome delle teorie che essi attribuiscono ad Aristotele (non è mai abbastanza ribadire che Giordano Bruno attaccava molto più spesso i commentatori dello Stagirita che non lui direttamente) tendevano a costruire una società priva di qualsiasi fantasia mentre il Nolano era convinto che proprio nell’Arte, come nell’Amore, si sviluppa la vita nel Cosmo.
Ma non solo nelle tenebre operano i detrattori del filosofo nolano ma anche alla luce del Sole.
E qui, prima di addentrarsi nell’individuazione di questi soggetti, è d’obbligo sottolineare come per Bruno le talpe, i gufi e gli altri animali amanti delle tenebre erano coloro che lo attaccavano frontalmente (si potrebbe dire alla luce del Sole) mentre ad osteggiarlo slealmente erano coloro che raffigurava quali fiere ed altri animali con voci sgraziate: sintesi dei contrari… coincidenza degli opposti.
Ma torniamo a noi… Elitropio ammonisce Filoteo affinché si guardi anche da quei nemici che sembrano essere al suo fianco ma che, invece, si dimostrano lesti a pugnalarlo alle spalle come accadde con Sir Fulke Greville che, pur amico di Bruno, è ben pronto a giustificare la villania dei due professori di Oxford, personaggi certamente più influenti di uno straniero benché protetto dalla stessa Regina Elisabetta.
E di certo non solo al futuro Lord Brooke che Bruno si riferisce se, come dimostrano i Dialoghi pubblicati in Inghilterra, il Nolano deve nascondere persino che essi fossero stampati proprio a Londra.
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