Comunque, per tornare al nostro obiettivo immediato, il serpente è certamente creatura divina e, nel rispetto della teoria della privatio boni, proposta tanto da S. Gregorio Nisseno quanto da Sant’Agostino d’Ippona, non è, di per sé, il male: Dio non può creare il male! Seconda considerazione – Il serpente era il più astuto/nudo tra le bestie selvatiche e, con la sua seduzione indusse alla nudità l’uomo e la donna (o se si vuole li rese edotti del loro stato); e la caduta del serpente si esplicita con il suo nuovo stato di arur, maledetto; o, se si preferisce, ‘privato del bene’. Il serpente, dunque, è l’essere ‘consapevole della sua sapienza’ che comunica ad Eva e ad Adamo l’essenza della loro stessa natura/capacità; capacità che l’Elohim non voleva fosse trasmessa all’uomo.
Cosa simboleggia, allora, il serpente?
La natura duale di questo simbolo è palese. Esso rappresenta tanto la sapienza quanto la superbia; al serpente di Eden non basta essere consapevole della sua enorme sapienza, egli vuole essere riconosciuto tale e svela il segreto mistero della sua/loro natura ad Eva ed Adamo. Esso intende affrancarsi dalla superiorità del Creatore e vuole, in qualche modo, sostituirsi a Lui nella venerazione delle altre creature. Ma non è solo l’accezione negativa, o se si vuole prevaricatrice e ribelle, che tratteggia il serpente; non può, certo, essere sottaciuto che esso evoca anche la Sapienza, che non potrà mai essere né negativa né, tantomeno, ribelle e prevaricatrice. Forse è proprio per questa sua doppia natura che il caduceo di Hermes/Mercurio è rappresentato quasi sempre come una verga con DUE serpenti attorcigliati.
Il serpente, quindi, può essere visto, anche, come simbolo della dualità, del bene e del male.
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