Inserire la donna tra i simboli ermetici ed alchemici può sembrare, a prima vista, un’iniziativa alquanto ardita ma forse è proprio la sua assenza, nei vari testi ermetici, o meglio la sua rappresentazione come elemento di contorno e di appendice dell’uomo che in qualche caso comporta l’insuccesso nella corretta armonizzazione del linguaggio ermetico con quello alchemico e, più in generale, sapienziale.
Tralasciamo, ancora una volta, l’importanza che assume la donna nelle culture diverse da quella ebraico cristiana a cui apparteniamo ed alla quale facciamo riferimento per trovare la Via ed esaminiamo la donna nella natura e nella cultura ebraico cristiana.
La donna è strumento di creazione. Dio creò l’uomo e la donna: il primo dalla terra, la seconda dall’uomo. L’uomo genererà i suoi simili dalla donna e nella donna troverà la sua ispirazione verso la conoscenza del bene e del male; nella donna troverà la sua salvezza o la sua perdizione.
Ancora una volta ci vengono in aiuto le Sacre Scritture, segnatamente Genesi, 2 (due, il numero della donna, ‘a figliola nella cabala napoletana del lotto):
20Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. 23Allora l’uomo disse:”Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”. 24Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.
Diversi sono, in questi versetti, gli spunti di riflessione.
La prima considerazione concerne l’importanza del nome quale qualità del soggetto imposto. Esso è il marchio, il sigillo, l’etichetta, l’impronta che il soggetto lascia, con cui si presenta a chi l’osserva. All’uomo è offerto questo dono: attribuire il nome alle bestie selvatiche, agli uccelli ed al bestiame.
L’Elohim, quindi, creò il bestiame, gli uccelli e le bestie selvatiche ma fu l’uomo ad attribuire loro il nome, a caratterizzarle.
Ma all’uomo questo non basta; non è ancora completo e gli viene offerto un ulteriore dono: il suo complemento, la donna. L’offerta, però, non può essere fatta in modo esplicito: il mistero è elemento indispensabile per compiere l’Opera, qualsiasi essa sia. Il sonno cadde sugli occhi dell’uomo e una delle sue costole gli fu tolta per plasmare la donna. La costola… è significativo che quest’osso (e l’osso umano è, anche, simbolo fallico, quindi della sua forza e della sua capacità riproduttiva) appartenga alla gabbia toracica, quindi in relazione con il cuore, organo della vita e dei sentimenti dell’uomo. È, quindi, con la costola che è foggiata la donna e laddove c’era la costola viene rinchiusa la carne al suo posto: è l’immagine della donna come carne della sua (dell’uomo) carne. E l’uomo dà un nome anche a lei, come aveva già fatto per animali domestici, uccelli ed animali selvatici.
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