Frà Giordano lasciò il Louvre verso le 12:30 e, non avendo alcun altro impegno, si diresse alla biblioteca della Sorbona dove esaminò diversi testi sulla storia dei templari, quindi, verso le 17:00 si incamminò verso casa.
Da quando aveva lasciato il Louvre era stato accompagnato dalla sensazione di essere seguito; più volte si era voltato per cercare di intercettare qualche sguardo dissimulato, o qualsiasi altra forma di interesse nei suoi confronti, ma non riuscì a dare alcuna forma a questa sgradevole sensazione.
Le campane della basilica di Saint Germain avevano già annunciato compieta e le ombre della notte stavano cominciando a coprire quelle grigie della sera, quando m.r Roland bussò alla sua porta e gli annunciò una visita.
Due gentildonne, velate ed in abito nero, lo stavano attendendo all’ingresso. “Accomodatevi Mie Signore, vi faccio strada per le mie stanze” disse frate Bruno.
Senza profferire parola le due dame lo seguirono, ma appena egli aprì la porta una delle due, con un leggero inchino, fece ala alla sua compagna e restò fuori, come a guardia di quel convegno che sarebbe dovuto restare segreto.
Frate Bruno restò per qualche istante confuso finché una voce che già conosceva non gli disse: “Non mi fate accomodare, amico mio?” e gli porse la mano da baciare, e Bruno riconobbe la voce e l’anello di Sua Grazia la Regina Madre.
“Non pensavo, e neppure speravo, di ricevere una vostra visita Vostra Grazia, e neppure che vi avrei visto a così breve distanza di tempo; accomodatevi su questa poltrona, e comandatemi.” disse il Nolano porgendole l’unica poltroncina presente nella camera.
“E voi prendete pure quella sedia e sedetevi, amo guardare negli occhi le persone che stimo, e dobbiamo parlare e molto, stasera. Il nostro comune amico m.r Roland, già… perché sono anche io onorata di avere questo dotto sapiente tra i miei consiglieri e confidenti, non ne avrà a male se per qualche ora invaderò casa vostra, e se dovrà intrattenere la nostra cara Josephine nel frattempo.
“Avete ben capito che al Louvre anche le mura hanno orecchie; e le orecchie che rifuggo sono quelle del Duca di Guisa che certo non mi perdona di avergli, due volte, impedito di diventare Re di Francia. Noi non parleremo mai più, se non in pubblico; quando dovrò comunicare con voi lo farò utilizzando le confessioni di Josephine De Carnay, voi invece, se non potrete servirvi di Josephine, utilizzerete m.r Leboef che saprà come mettersi in contatto con me. Ma adesso parlatemi di voi ed illustratemi il vostro pensiero etico, filosofico e politico.”
A mezzanotte Caterina De’ Medici, uno degli statisti più potenti d’Europa, che non aveva certo necessità di chiedere alcunché, lasciava pienamente soddisfatta l’abitazione del Nolano avendo ottenuto da costui un prezioso regalo: la possibilità di cambiare le sorti dell’Europa. Egli, infatti, corrispondeva pienamente alla descrizione che ne aveva fatto suo genero Enrico, e poteva essere la persona più adatta sia per aiutare il giovane Re ad approfondire la sua già ampia cultura ermetica, che l’ambasciatore più idoneo ad aiutarla in quel “particolare progetto” che le stava molto a cuore…
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