IO – Bene. E quando foste interrogato la terza volta?
GB – Tre giorni dopo, il 2 giugno. Durante quel terzo costituto, come prima cosa frà Giovan Gabriele mi chiese dei miei libri e dove li avessi stampati. Anche in questo caso la mia sagacia mi fece capire da quale fonte prendessero le notizie. Solo il Ciotti o il Brictano a Venezia sapevano che alcuni miei libri indicavano un luogo di stampa diverso da quello reale ma ancora adesso mi chiedo cosa volessero dimostrare gli inquisitori; che ero un bugiardo?!? Non mi risulta che fosse un peccato sanzionabile dal quel tribunale ma tant’è…
Ovviamente dissi loro la verità; stetti ben attento, comunque, a sottolineare che il De sigillis Hermetis et Ptolomaei et aliorum, che certamente avevano trovato presso il Mocenigo, se non l’aveva consegnato lui stesso, non l’avevo scritto io e la copia in mio possesso l’avevo fatta trascrivere a mano da Hieronymus Besler. In questo caso sapevo di citare un testimone che era ben lontano dall’Italia e pertanto non correva il rischio di incorrere nelle ire dell’inquisizione.
IO – Perché quella precisazione circa quel libretto, frà Giordano?
GB – Ovvio… temevo che potesse essere usato per accusarmi di stregoneria.
IO – Giusto. Allora… dicevate dei libri; vi chiesero del loro contenuto?
GB – Sì; e risposi che in genere trattavano di filosofia, come si poteva verificare anche dai titoli. Aggiunsi di aver sempre scritto tenendo conto della logica filosofica e dei princìpi della natura, senza dar peso alle implicazioni che potevano avere sulle Verità di Fede; anche se, in qualche caso, certe affermazioni potevano sembrare empie ma solo perché fatte secondo logica e natura.
Poi mi chiesero se durante le lezioni impartite, pubblicamente e privatamente, avessi mai divulgato concetti contrari o riprovevoli alla Fede cattolica, secondo gli insegnamenti di Santa Romana Chiesa, al ché risposi che solo a Parigi il mio Centum et viginti articoli de natura et mundo adversus peripateticos fu considerato contrario alla nostra Fede nonostante fosse stato scritto con il permesso delle autorità competenti e che fu ritenuto blasfemo nonostante trattasse esclusivamente dei princìpi della Natura e non della Fede. – È come accusare Aristotele o Platone di aver scritto contro la nostra Fede cattolica; essi che, non essendo ancora nato Gesù Cristo, dovevano per forza scrivere in modo differente dalla nostra Fede– risposi.
Aggiunsi, poi, che l’aderenza del mio pensiero alla Fede cattolica era possibile verificarla negli ultimi libri da poco stampati a Francoforte, cioè i tre poemi e il De imaginum, signorum et idearum compositione. A questo punto passai ad esprimere il mio pensiero sull’Universo infinito, effetto dell’infinita potenza divina e le implicazioni ontologiche che ne derivavano. –È solo da questa doppia “infinità”, di Dio e dell’Universo, che qualcuno ha voluto credere che io abbia ripudiato le Verità di Fede– specificai.
Mi dilungai sulla mia teoria circa i rapporti tra Dio, l’Universo e la Natura poi esposi le mie convinzioni sui princìpi di Fede e confessai, prima che me lo contestassero loro, i miei dubbi sull’Incarnazione del Verbo ribadendo, comunque, che essi sussistevano solo perché non ero riuscito a trovare una giustificazione filosofica mentre continuavo a crederci per fede.
Sullo Spirito Santo affermai che lo concepivo alla stessa stregua dei pitagorici e di Virgilio, ispiratore della vita e dell’anima in ciascun ente che ha anima e vita.
A questo punto essi mi chiesero se credessi o meno nella Santissima Trinità ed io ribadii che in me convivevano due posizioni distinte, quella filosofica e quella di fede e che se con la prima dubitavo con l’altra l’accettavo senza discutere.
IO – Permettemi una considerazione personale… ho, netta, la sensazione che oggi siate molto più attento nelle vostre risposte e più puntuale nel riportare quanto vi accadde, mi sbaglio?
GB – E che pretendi… che sia disincantato e allegro come negli altri nostri incontri?!? Stiamo discorrendo delle accuse che mi avrebbero portato al rogo e intendo essere quanto più preciso è possibile; anche perché, in fine, gli inquisitori veneti accettarono le mie spiegazioni e accolsero il mio pentimento, almeno così sembrò finché non mi vendettero all’inquisizione romana.
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