Nei giorni successivi Filippo Brunet (lo chiameremo così finché resterà a Ginevra) frequentò con estremo profitto la tipografia di m.r Berjon. Apprese l’arte della stampa ed approfondì così tanto il francese (i quattro lavoranti della tipografia parlavano esclusivamente quella lingua) che in capo a sei giorni nessuno era in grado di cogliere, nel suo dialogare in quella lingua, alcuna inflessione, neppure l’accento partenopeo così marcato quando, invece, parlava in italiano.
M.r Jean lo accompagnò presso la vicina chiesa presbiteriana e lo presentò come un fratello già appartenente a quella confessione religiosa, e Filippo si guardò bene dallo smentire il suo amico, avendo compreso che vivere a Ginevra comportava evitare di presentarsi come cattolico, quale si sentiva nonostante fosse stato scacciato dalla Chiesa di Roma.
Inoltre, proprio la sera precedente, nella sua stanzetta al “Mercurio zoppo” che non aveva voluto lasciare nonostante l’insistenza del marchese di Vico, che l’avrebbe voluto in casa sua, aveva maturato un nuovo progetto. Era nel suo carattere vulcanico accettare le trasformazioni del suo animo con immediatezza e passione; sapeva, oramai da tanti anni, che la Verità ha un volto polimorfo, e l’idea che la fede religiosa poteva condurre verso il Dio di Amore in cui chiunque doveva credere qualunque fosse la confessione religiosa che si professasse gli arrivò come una vera rivelazione. Acquistò senso, così, anche la sua antica accettazione dell’alto valore morale della religione dell’antico Egitto e quelle dell’antica Grecia e delle civiltà mesopotamiche. Le figure di Iside ed Osiride, di Giove e Giunone, come anche quelle di Ishtar e Gilgamesh, o quella di Mitra, di Mercurio, di Dioniso, di Horus e Anubi persero la patina di vuoti miti e assursero alla dignità di intermediari trascendenti tra l’uomo e Dio al pari di angeli e demoni. Il nuovo progetto prevedeva la testimonianza della grandezza e dell’Amore di Dio presso qualsiasi confessione religiosa, perché in ciascuna di queste vi sarebbero stati gli stessi semi, originari, della verità; e se anche l’incarnazione di Cristo aveva permesso una via facilitata ai suoi seguaci, verso il divino, ciò non precludeva alle altre confessioni di raggiungere il più alto Obiettivo. Restava convinto della superiorità della confessione cattolica, ma era altrettanto certo che non era l’unica via. Adesso lo sapeva. Peraltro aveva letto da qualche parte che Gesù stesso conosceva molto bene i culti di Mitra e di Ishtar e non li aveva mai condannati; e comunque tutti i culti di cui era a conoscenza conducevano sempre e comunque verso l’adorazione dell’Amore, unica forza che muove l’Universo, specchio dell’Altissimo. Questa visione, però, tanto cara ad eminentissime personalità quali Plotino ed Ermete Trismegisto e forse persino a S. Alberto Magno, non era più tollerata dalla Chiesa di Roma, specialmente dopo lo scisma che si era prodotto nei paesi germanici, dove il monaco agostiniano Martin Lutero aveva trovato terreno fertile per fondare una nuova confessione religiosa che, oltretutto, era stata solo la prima tra altre defezioni che si erano prodotte nel mondo cristiano, non ultima quella alla quale gli era stata chiesta l’adesione, il Calvinismo.
Ma la decisione era stata presa. Avrebbe fatto conoscere al mondo intero il suo pensiero filosofico che poteva essere compendiato in un unico principio: tutto ciò che è, è creato da Dio, quindi è buono, ed ogni pensiero filosofico, ogni confessione religiosa, contiene in sé l’origine del bene, l’alito di Dio. L’armonizzazione di queste dottrine e di queste confessioni, non in un unico pensiero, ma nell’accettazione reciproca e rispettosa delle diversità altrui, in quanto, comunque, tendenti verso la Verità, era il suo credo e il nuovo messaggio che intendeva divulgare in tutti i paesi della povera Europa, così dilaniata da guerre di religione e da irrigidimenti culturali parossistici.
Non avrebbe quindi mentito nel consentire di essere presentato, l’indomani, come un praticante la religione riformata di Calvino. E così fece.
Lascia un commento