Quando Scipione Rebiba il giorno di Natale si recò al palazzo del Pontefice, al Quirinale, reclamò a sé Bruno e si fece accompagnare dal giovane Domenicano.
“Santità. Buon Natale di Nostro Signore Gesù Cristo.” esordì il Cardinale appena fu alla presenza di Pio V.
“Grazie, Scipione, amico mio” rispose il pontefice, porgendo la mano da baciare, “… chi è questo giovane religioso che ti accompagna.” aggiunse immediatamente indicando frà Giordano.
“È uno dei sei allievi giunti a Santa Sabina per il corso di preparazione al ruolo di consultore del Sant’Uffizio, Santità e ho voluto che mi seguisse perché ho scoperto che ha da insegnarmi qualcosa di molto interessante e per presentarlo a Vostra Beatitudine a cui piacciono le menti egregie. Ho scoperto che è dotato di una memoria formidabile ed egli mi ha dimostrato che non è tutto merito della natura ma anche di studio ed applicazione e mi sta insegnando come migliorare la mia, di memoria.”
“Vieni avanti, figliolo. È vero quanto dice il Cardinale Rebiba? Qual è il tuo nome, e da dove vieni?” chiese il Papa allungando la mano verso Bruno in segno di invito.
Frà Giordano Bruno, che era rimasto due passi indietro il Cardinale Rebiba con il capo chino, alzò trepidante la testa e guardò il suo interlocutore. Era al cospetto del Vicario di Cristo e capo dell’unico Stato che doveva la sua potenza, e che potenza, non alle sue armate o alla vastità dei suoi confini bensì ad una incontrovertibile supremazia spirituale sui popoli d’Europa.
Il giovane Domenicano si avvicinò timidamente e baciò l’anello simbolo della regalità papale che il Pontefice gli tese quindi rispose: “Il mio nome è frà Giordano da Nola, Santità, figlio di Giovanni Bruno, alfiere delle truppe del Conte di Caserta, e vostro umilissimo servo.”
“È vero che sei in possesso di una memoria portentosa? E che sei riuscito a renderla ancora più efficace utilizzando apposite tecniche, come afferma il mio caro amico il Cardinale di S. Angelo?”
“Se Vostra Beatitudine me ne dà licenza, per dimostrarlo reciterei un salmo che mi sono preparato.”
“Sentiamo. Qual è il salmo?”
“È il salmo di Re David Fundamenta eius in montibus sanctis…” e frà Giordano diede prova della sua memoria.
“Si vede che lo hai preparato bene figliolo. Bravo. Ma non ho ravvisato niente di eccezionale, a parte la riconosciuta difficoltà di questo salmo.” affermò con un sorriso carico di sufficienza il Papa.
“È per questo motivo che, adesso, con il vostro permesso proverei a recitarlo al contrario.” rispose Filippo.
Il Cardinale Rebiba sbiancò in volto ma il Papa sorrise di nuovo, stavolta incredulo, e acconsentì con piacere alla richiesta: “Bene. Finalmente qualcuno che prova a regalare un sorriso a questo vecchio. Non poemi lascivi e sonetti licenziosi ma preghiere e salmi, e persino recitati al contrario. Sentiamo.”
A metà dell’esercitazione oratoria Pio V interruppe il Nolano, prese una copia della Bibbia, e seguì il resto della declamazione leggendo il salmo, verificandone precisione e corrispondenza.
“Tieniti stretto questo giovanotto, Scipione. Solo una intelligenza superiore può ottenere questi risultati e potrà tornarci utile nella preparazione dei processi d’eresia…”
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