All’argomento Bruno aggiunge due pagine ed un sonetto. Già nel De la Causa… il Nolano aveva inserito alcuni sonetti ad accompagnare e a sintetizzare il messaggio dell’opera, perciò la presenza del sonetto Alle più virtuose e leggiadre dame, scritto, per scusarsi delle presunte intemperanze nei confronti del sesso femminile, con le dame della corte di Elisabetta Tudor non deve destare meraviglia; già prima egli aveva sottolineato che non intendeva riferirsi alla donna come individuo bensì come genere.
Ciò che invece ha stimolato la mia curiosità e fantasia sono state le due pagine, di avvertimento la prima e di errata corrige la seconda, che egli ha inserito.
Non credo che Bruno abbia dato “alla stampa” la sua opera con dei sonetti monchi, come sembrerebbe dalla pagina di avvertimento; e meno ancora che questa fosse piena di refusi; perché solo quest’opera e nessun’altra dovrebbe essere stata tanto martoriata? La lettura della biografia di Bruno fatta da Matteo D’amico mi ha fatto sorgere un dubbio. Queste due pagine potrebbero essere un chiave per interpretare qualche messaggio in codice fatto a beneficio di Sir Francis Walsingham, il dignitario inglese capo dei servizi segreti di Sua Maestà e zio di quel Philip Sidney a cui l’opera è dedicata. Se la teoria di John Bossy circa l’attività spionistica di Bruno fosse valida allora quelle due pagine avrebbero certamente un senso logico e più credibile, anche considerando il carattere fiero di Bruno che difficilmente avrebbe ammesso, a cuor leggero, un proprio errore; peraltro negli errori di Bruno, come ho già avuto modo di sottolineare altrove, non credo dal momento che è accertata la sua capacità mnemonica elevatissima, se non unica: dimenticare dei versi e non correggere, prima di dare “alla stampa”, la propria opera è inconcepibile per il Nolano.
E forse nell’opera, oltre ad essere compendiata la sua visione morale ed il momento conclusivo del suo pensiero filosofico, potrebbe essere contenuto quel messaggio, o quella relazione sulla sua attività segreta a favore del diplomatico inglese. In effetti, è certamente singolare l’elevato uso dei sonetti rispetto alle altre sue opere, e la struttura a dente di sega di alcuni passi nei dialoghi; queste peculiarità sembrano suggerire idee ben precise, ma che non sono certamente comprensibili per chi non le ha poste in essere o per chi non sapeva come decifrarle.
Lascia un commento