Con gli Eroici Furori, Bruno recupera uno strumento che aveva accantonato nei precedenti dialoghi “italiani”, rispetto alle opere mnemotecniche “francesi”, cioè l’uso di interlocutori differenti per differenti tematiche e/o parti dell’opera. Nella prima parte spicca la figura del Tansillo, a cui si accompagna l’ineffabile Cicada; nella seconda parte, invece, si alternano più coppie di interlocutori che, restando nel convincimento precedentemente enunciato, rappresentano diversi aspetti del suo poliedrico carattere. Utilizzando lo schema che C. G. Jung fa della struttura etica dell’uomo si possono individuare in Tansillo e Cicada, rispettivamente l’Io cosciente, del filosofo, e la sua ombra: figura razionale, sapiente e guida il primo, e a specchio Cicada, il sanguigno discepolo con tanta fame di apprendere. Le figure che caratterizzeranno, invece, i cinque dialoghi della seconda parte si alternano e sembrano, quasi, rappresentare le funzioni ausiliarie ed i complessi più o meno autonomi del pensatore nolano; in particolare Maricondo e Cesarino potrebbero stare a rappresentare il suo inconscio collettivo ed indifferenziato, e Giulia e Laodomia (che non a caso chiudono l’opera) la sua anima; mentre gli altri quattro personaggi i vari complessi del carattere del Nolano.
Il fato sembra quasi che abbia stabilito che vita, opere e pensiero di Giordano Bruno siano motivo di divisioni e diatribe tra i suoi studiosi, pertanto non c’è da meravigliarsi della querelle tra i professori Aquilecchia e Ciliberto sulla curatela dei dialoghi italiani per due differenti case editrici; la cosa strana, però, è che da questa querelle viene fuori un particolare quanto meno originale: i due illustri studiosi non si sono trovati d’accordo neppure sul numero degli interlocutori. In particolare, la figura di Maricondo, che con Cesarino, è presente nei primi due dialoghi della seconda parte viene “sdoppiata” da Michele Ciliberto, per cui al Maricondo del primo dialogo corrisponde il Mariconda, con la “a” finale, del secondo dialogo; e anche sulla figura di Cesarino pare ci siano delle divergenze di individuazione.
Che Bruno abbia ipotizzato sei coppie di interlocutori o che non abbia affatto considerato il valore del numero di questi nella sua opera, a me sembra assolutamente improbabile. Nulla è lasciato al caso, e non profondamente meditato dal Nolano alla luce della sua sapienza ermetica, alchemica e kabbalistica; inoltre, il personaggio centrale di quest’opera è l’eroe furioso, quindi un uomo, con le sue passioni e la sua sete di sapienza; e il numero a cui è associato l’uomo è il cinque non il sei, per cui è ipotizzabile che per questo motivo Bruno impieghi la coppia di Cesarino e Maricondo in due dialoghi, anziché in uno solo, così da utilizzare cinque coppie di interlocutori nell’opera intera. Peraltro il numero sei è espressione dell’incompletezza, del sudore del lavoro e della salute dell’uomo, e quindi poco ha a che vedere con il messaggio di quest’opera.
Tornando all’analisi dei singoli personaggi, accertata la centralità, se non altro come notorietà e fama, di Tansillo che ben rappresenta il pensiero bruniano, e a cui corrisponde Cicada, come immagine delle origini del filosofo, e quindi perfetta ombra del pensatore Tansillo, esaminiamo gli altri interlocutori. Come i primi due, probabilmente essi sono tutti nolani, conoscenti e familiari di Bruno; certamente lo sono Giulia e Laodomia le quali, secondo la Tirizzanzi, erano due cugine di Giordano Bruno. Gli altri hanno tutti nomi propri utilizzati nel ‘500 napoletano: Liberio che richiama il concetto di libertà e si confronta con Laodonio il cui nome richiama l’idea della persona dedita a lodi eccessive e non necessariamente dovute; Severino e Minutolo che sembrano richiamare la coppia di un tipo severo ed un altro pignolo; Cesarino e Maricondo, infine, di cui nulla si sa o si può ipotizzare; proprio perché i loro nomi non richiamano alla mente nessuna qualità e difetto specifico, potrebbero essere stati conoscenti del filosofo, di cui il secondo con propensioni educative e l’altro, un suo discepolo o, comunque, disposto ad apprendere ed imparare.
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