La sera successiva, attorno allo stesso tavolo, sembrava svolgersi la stessa scena. Wolfgang Zeileisen a cercare le parole giuste per riferire le novità a Bruno ed a suo nipote, ed i suoi commensali ad ignorare le sue indecisioni; poi finalmente: “Ci sono problemi a Francoforte. Il Senatore Bildberg non è riuscito a farvi riammettere in città ma ha trovato una soluzione… se a voi starà bene.”
“Qual è questa soluzione che dovrei accettare?” rispose Bruno.
“In base ad un editto dell’Imperatore Carlo V, i conventi d’Europa godono il privilegio della extraterritorialità ed il Senato di Francoforte ha sempre rispettato questo vincolo. Or dunque, egli ha ottenuto dal Priore del Convento dei Carmelitani, Padre Johann Müntzenberger, l’assenso ad ospitarvi presso la sua comunità.”
“Ma così resterò recluso e non potrò lavorare ai miei libri con Johann Wechel!” esclamò Bruno.
“Aspettate. Ho incontrato anche Johann Wechel… è un caro giovanotto e vi è molto devoto anche lui; egli mi ha dato una lettera per voi e ha aggiunto che ci attende domattina all’alba presso l’attracco sul Meno che è proprio di fianco del convento.”
Bruno prese la lettera di Wechel e il suo volto, cupo e tirato fino a quel momento, cominciò con il distendersi progressivamente mentre leggeva, quindi disse: “D’accordo. Però andrò da solo in città; sarà più facile passare inosservato e darò meno nell’occhio ad eventuali guardie. Voi e Hieronymus, invece, proseguirete subito per Padova e mi terrete informato degli sviluppi della vostra missione a favorire il mio reingresso in Italia, nel territorio della Serenissima, e speriamo che troviate meno difficoltà di quante ne stiamo trovando a Francoforte.”
Il giorno dopo Bruno riuscì a farsi accogliere su un battello che si dirigeva in città e all’alba poté abbracciare il giovane editore che stava ad attenderlo all’imbarcadero.
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