Quesito di un certo interesse è: chi erano i convitati alla cena?
Certamente l’ospite, Sir Fulke Greville, poi Giordano Bruno, John Florio, Matthew Gwinne, John Underhill e George Turner. Erano tutti? Mah… non è l’unica domanda che fa sorgere il dialogo bruniano.
Cominciamo con il ricordare la disposizione descritta dal narratore: “messer Florio seddé a viso a viso d’un cavalliero, che sedeva al capo de la tavola; il signor Folco a destra de messer Florio; io e il Nolano a sinistra de messer Florio; il dottor Torquato a sinistra del Nolano; il dottor Nundinio a viso a viso del Nolano.”
Sembrerebbe tutto chiaro ma… non è così.
Quando Florio e Gwinne raggiungono Bruno a Salisbury Court, la sede dell’ambasciata francese, gli comunicano che …tra gli altri ve n’è un di quelli ch’hanno a disputare, il quale è di vostro cognome ma questo enigmatico personaggio scompare da tavola; chi era dunque? un autentico mr. Brown oppure è lo stesso filosofo ricordato in modo enigmatico?
Se il fantomatico Mr. Brown non è altri che Bruno stesso, è comprensibile che venga ignorato successivamente nella presentazione della tavola; ma peraltro è anche possibile che coincida, invece con il cavaliere innominato. Ma tale personaggio deve essere particolarmente importante, poiché è a lui che viene assegnato il posto a capo tavola infatti ai posti laterali vi sono da un lato Teofilo- Bruno e Torquato e di fronte Greville e Nundinio, e messer Florio è accomodato di fronte al capo tavola (cosa che lascia pensare che sia stato lui l’autore della gaffe, che ha fatto sorridere anche Bruno, relativa alla assegnazione dei posti). E’ ben difficile che un non ben identificato Mr. Brown possa sedere a capotavola essendovi convenuti il fior fiore del senato accademico di Oxford, un nobile (anche padrone di casa) ed altri personaggi di tutto rispetto (Bruno compreso); quindi, o il posto è riservato a Bruno stesso, ma ciò è smentito dalla posizione laterale che egli esplicitamente si attribuisce, oppure il messere il quale è di vostro cognome non è altri che Teofilo, e quello utilizzato da Bruno all’inizio del dialogo è solo un espediente per sottolineare la coincidenza tra le due figure; d’altronde è giusto rimarcare come proprio Teofilo, all’inizio del primo dialogo, dica: “Or che dirrò io del Nolano? Forse, per essermi tanto prossimo, quanto io medesmo a me stesso, non mi converrà lodarlo?” Ciò però, anziché sciogliere un dubbio, ne fa sorgere un altro: allora chi era questo fantomatico personaggio innominato? Non è dato saperlo, è solo ipotizzabile che, se non è Bruno stesso, si tratti del comune protettore di Greville e di Bruno, Philip Sidney, o del di lui illustre zio, il Conte di Leicester Robert Dudley, o addirittura di Lord Walsingham. Considerando alcuni indizi presenti nel De la Causa… (il Sidneo del De la Causa… si comporta così come se avesse partecipato a quella cena) l’ipotesi più probabile resta la prima. E Matthew Gwinne? Che fine ha fatto? Certo non s’è accomodato con i servi! Egli è comunque un poeta di grido e personaggio molto conosciuto e rispettabile, quindi dove è finito?
Non ho alcuna risposta al riguardo, anzi ho un’altra domanda: perché tutti gli analisti delle opere bruniane, persone dotte, certamente, e non asini come me, non si sono mai posto questo quesito? Non voglio neppure pensare che dinanzi ad una risposta che non hanno potuto dare siano scappati gambe all’aria!
Tutta questa serie di interrogativi su persone presenti che non compaiono, e assenti che si materializzano, lascia pensare che per Bruno possa essere più importante il numero delle persone sedute a tavola che la loro identificazione. Se ipotizziamo che tutte le persone evocate siedono alla tavola, compreso coloro del cui posto non è detto (Brown e Gwinne) allora le persone sono otto, o nove se consideriamo separatamente Teofilo e Bruno, altrimenti senza i due che scompaiono, sono sei o sette (facendo la stessa ipotesi su Teofilo-Bruno).
E se… Bruno avesse voluto lasciare l’immagine del sistema solare come lo vedeva Copernico, attraverso un’immagine di natura mnemotecnica? Il tavolo, come icona del Sole, attorno al quale siedono i sei pianeti (i commensali) più la luna (Teofilo, come satellite di Bruno – Terra); e Brown e Gwinne come i due pianeti nascosti, Urano e Nettuno, la cui presenza nel sistema solare era già conosciuta dall’antichità pur non essendo stati ancora individuati ancora nel XVI secolo (furono scoperti realmente rispettivamente nel 1781 e nel 1846).
Ipotesi affascinante ma… si badi bene, pur sempre solo un’ipotesi!
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