Il misterioso numero binario.
L’opera forse più celebrata di Giordano Bruno, La Cena de le Ceneri ispira come primo tema di studio del pensiero del Nolano l’analisi del misterioso numero binario. Il numero DUE richiama alla dualità, alla coincidenza degli opposti, alla linea retta, a Chokhmah, la seconda delle Sephiroth, alla seconda lettera ebraica, BETH – casa ב
Nel DUE è l’inizio della creazione, mistero supremo: Bereshit bara’ elohim ‘et ha’ shamaim ve ’het ha’aretz, letteralmente: “nel principio generò il Creatore il cielo e la terra” nella versione della CEI: In principio Dio creò il cielo e la terra. La seconda lettera dell’alfabeto ebraico è anche la prima lettera della Sacra Bibbia; la prima, l’aleph ( א ), essendo indicatrice del soffio vitale deve essere al di fuori del tempo e dello spazio. Nella seconda delle sephirot, Chokhmah, vi è l’essenza della saggezza, quella Divina, nel Creato; astrologicamente, essa è associata a Nettuno, archetipo delle metamorfosi, dove si sondano i più profondi abissi, anche quelli dell’inconscio, dell’anima. Per Pitagora il DUE rappresenta le polarità, la retta (un punto e la direzione). Ma il DUE è anche il numero centrale nella filosofia bruniana: è su di esso che si basano e si sviluppano le teorie della fusione dei contrari e della coincidenza degli opposti. Su questi aspetti Bruno dimostra di dar grande credito alla Kabbalah e al rapporto, da questa riconosciuta, tra i numeri e le verità naturali. La fusione dei contrari dà origine all’unità; aritmeticamente inoppugnabile, giacché il prodotto (la fusione) di un numero qualsiasi con il suo inverso (contrario) darà sempre come risultato UNO, l’unità appunto: l’unità com’è vista da Bruno ed esplicitamente dichiarata nel “De la Causa Principio e Uno”, assoluta. Ma anche nella coincidenza degli opposti è presente una grande verità, ogni cosa ha la sua ombra, che è sua e solo sua: dove c’è bene, c’è anche male; l’amore per un qualcosa contiene l’odio per la negazione di quella stessa cosa. Anche qui, aritmeticamente, c’è giustificazione: per ogni numero c’è il suo opposto (per 1 c’è -1, per 2 c’è -2, per 3 c’è -3 ecc.), ma attenti perché dalla coincidenza degli opposti (e non dei contrari) deriva sempre lo ZERO, il vuoto. Non di meno in fisica, nel XX secolo, si è oramai individuata la cosiddetta antimateria: il fisico Leon Cooper, premio nobel nel 1972 per gli studi sui superconduttori, ha individuato dei fotoni “specchiati”, c.d. coppie di Cooper, che viaggiando sull’onda quantica di un superconduttore, sono in grado di creare un campo di Meissner, campo magnetico unico in cui non si distinguono Nord e Sud; il dottor Hawking[1] riferendosi all’elettrone speculare che si seleziona dalla distruzione, in determinate condizioni di caos, degli elettroni a specchio, lo ha definito “antielettrone”, capace, cioè, di annichilire gli elettroni che ruotano nella sua propria orbita; e per spiegare tale fenomeno afferma: “Se per caso, vi incontrate con il vostro anti-io, per carità, fate attenzione a non stringervi la mano: sparireste ambedue in un fulmineo flash luminoso!”.[2] Nel De la Causa… Bruno mette in guardia dalla confusione tra opposti e contrari, dove al genere opposizione fa da contraltare la specie contrarietà. Particolarmente significativo l’esempio che il Nolano fa del caldo e del freddo, che rappresentano i contrari dell’unico principio: il calore; questi, quando sono al massimo, determinano una resistenza reciproca che li annulla, mentre al minimo sono l’uno il principio dell’altro, in un movimento circolare.
La dualità: DUE sono i moti, lineare e circolare; il primo che crea (l’immagine della retta, del fallo, organo procreatore), il secondo che conserva (nel cerchio è compresa l’unità, la conservazione, come circolare è raffigurato l’organo procreatore femminile); DUE come maschio e femmina, ying e yang, Sole e Luna (i due luminari astrologici), la materia e la forma, rispettivamente, per Bruno, l’anima ed il corpo come principio delle cose.
Alla dissertazione sul numero DUE Bruno fa seguire una breve e succosa lezione di magia: evoca spiriti benefici (le muse inglesi che gli aprono lo spirito; e non quelle francesi che glielo inaridirebbero) che avranno il compito di soffiare, scaldare, accendere, e attraverso un alambicco estrarre l’essenza voluta (è il solve et coagula degli alchimisti), il tutto con l’aiuto della memoria che sciogliendo il legame dei trenta sigilli esce dal carcere delle ombre delle idee con un canto (è lo strumento magico per eccellenza, come ricorda il mito di Orfeo) sussurrato nell’orecchio, cioè uno dei punti di congiunzione massimi tra l’uomo ed il divino: Chokhmah e Binah sono le Sephirot su cui meditare per utilizzare al meglio le orecchie.
[1] Stephen Hawking (1942 – 2018) astrofisico inglese; studioso di relatività e meccanica quantistica ed in particolare di teorie relative all’evoluzione dell’universo e di buchi neri. Noto divulgatore. (enciclopedia generale Garzanti – le garzatine, pag.707 – vol. II. A. 2003.
[2]L. Gardner –I segreti dell’arca perduta- pag. 197 Newton & Compton editori – biblioteca dei misteri – il mattino.
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