La cena de le Ceneri: Il mistero dei convitati.
Una riflessione a parte va fatta sui convitati della cena; secondo la disposizione che Bruno descrive, i commensali sono: Fulke Greville, il padrone di casa, Bruno e Teofilo, che sono la stessa persona (il doppio che compie l’unità?), John Florio, John Underhill (il dottor Nundinio) George Turner (il dottor Torquato) e un cavalliero che sedeva al capo de la tavola. E’ evidente che, qui, brillano per la loro assenza almeno due personaggi: Matthew Gwinne e l’enigmatico messere il quale è di vostro cognome come l’aveva identificato, anticipandone la partecipazione, Florio a Bruno; e vi è un personaggio, innominato, in più.
Facciamo qualche ipotesi.
Se il fantomatico Mr. Brown non è altri che Bruno stesso, è comprensibile che venga ignorato successivamente nella presentazione della tavola; ma peraltro è anche possibile che coincida, invece con il cavaliere innominato. Ma tale personaggio deve essere particolarmente importante, poiché a lui viene attribuito il posto di capo tavola, infatti ai posti laterali vi sono da un lato Teofilo- Bruno e Torquato e di fronte Greville e Nundinio, Messer Florio è accomodato di fronte al capo tavola; ciò lascia pensare che sia stato lui l’autore della gaffe, che ha fatto sorridere anche Bruno, relativa alla assegnazione dei posti. E’ ben difficile che un non ben identificato Mr. Brown possa sedere a capotavola essendovi convenuti il fior fiore del Senato Accademico di Oxford, un nobile (nonché padrone di casa) ed altri personaggi di tutto rispetto (Bruno compreso); quindi, o il posto è riservato a Bruno stesso, ma ciò è smentito dalla posizione laterale che egli esplicitamente si attribuisce, oppure il messere il quale è di vostro cognome non è altri che Teofilo, e quello utilizzato da Bruno all’inizio del dialogo è solo un espediente per rimarcare la coincidenza tra le due figure. Ciò però, anziché sciogliere un dubbio, ne fa sorgere un altro: allora chi era questo personaggio innominato? Non è dato saperlo; è solo ipotizzabile che, se non è Bruno stesso, si tratti del comune protettore di Greville e di Bruno, Philip Sidney, o dell’illustre zio, il Conte di Leicester Robert Dudley, o addirittura di Sir Walsingham. Considerando alcuni indizi presenti nel De la Causa…(il Sidneo del De la Causa… si comporta così come se avesse partecipato a quella cena) l’ipotesi più probabile resta la prima. E Matthew Gwinne? Che fine ha fatto? Certo non s’è accomodato con i servi! Egli è comunque un poeta di grido e personaggio molto conosciuto e rispettabile, quindi dove è finito?
Non ho alcuna risposta, anzi ho un’altra domanda: perché tutti gli analisti delle opere bruniane, persone dotte, certamente, e non asini come me, non si sono mai posto questo quesito? Non voglio neppure pensare che dinanzi ad una risposta che non hanno potuto dare siano scappati gambe all’aria!
Tutta questa serie di interrogativi su persone presenti che non compaiono, e assenti che si materializzano lascia pensare che per Bruno possa essere più importante il numero delle persone sedute a tavola che la loro identificazione; se ipotizziamo che tutte le persone evocate siedono alla tavola, compreso coloro del cui posto non è detto (Brown e Gwinne) allora le persone sono otto, o nove se consideriamo separatamente Teofilo e Bruno, altrimenti senza i due che scompaiono, sono sei o sette (facendo la stessa ipotesi su Teofilo-Bruno).
E se… Bruno avesse voluto lasciare l’immagine del sistema solare come lo vedeva Copernico, attraverso un’immagine di natura mnemotecnica? Il tavolo, cioè come il Sole, attorno al quale siedono i sei pianeti (i commensali) più la luna (Teofilo, come satellite di Bruno – Terra); e Brown e Gwinne come i due pianeti nascosti, Urano e Nettuno, la cui presenza nel sistema solare era già conosciuta dall’antichità pur non essendo stati ancora individuati ancora nel XVI secolo (furono scoperti realmente rispettivamente nel 1781 e nel 1846).
Ipotesi affascinante, ma sia chiaro, solo un’ipotesi.
Lascia un commento