La pretesa, tutta beghina e da fondamentalismo religioso, che le Sacre Scritture debbano essere IL punto di riferimento, l’Unico, per ogni settore della sapienza umana è contestata dal filosofo nolano. Dopo quattro secoli dalla sua morte, dopo rivoluzioni, guerre, progresso scientifico e culturale, è possibile oggigiorno accettare tale tesi, ma a patto che l’interpretazione sia fatta da persone sagge, umili, e di sapienza vastissima; altrimenti ci troveremo anche in casa nostra (nel mondo occidentale, europeo e di tollerante cultura religiosa cristiana) qualche esagitato ayatollah pronto ad incitare a guerre più o meno sante, in nome di Libri Sacri che mai e poi mai hanno incitato a qualsivoglia forma di violenza. Diventa, quindi, saggio esaminare con occhio benevolo le posizioni, al riguardo, di Giordano Bruno.
La Sacra Scrittura rivolge il suo messaggio morale e religioso agli “umili”, ai “semplici” ed utilizza un linguaggio idoneo a queste persone; ciò non significa che gli uomini “colti” e “sapienti” e “potenti” non devono essere raggiunti dal Messaggio, ma essi …savii e generosi spirti e…veramente uomini…. , senza legge, fanno quello che conviene. Si ripresenta, e come poteva essere altrimenti, il problema del linguaggio. Dovendo essere capito dal popolino, il Messaggio biblico viene proposto in modo chiaro, semplice, comprensibile a colui al quale è indirizzato; e frasi tipo: “fermati, Sole” o “Dio fece le due luci grandi” non devono essere interpretate alla lettera, né si deve pensare, per contro, che siano scorrette; esse hanno come obiettivo rendere semplice ad una mente “semplice” un concetto “vero e giusto” e lo strumento più idoneo per ottenere questo risultato è, ovviamente, essere facilmente comprensibile per il fruitore del messaggio.
D’altro canto, il richiamo al Genesi (per evidenziare l’assurdità di talune affermazioni, non recepite neppure dagli intolleranti e pervicacemente fondamentalisti pedanti oxoniensi) fa da contraltare la citazione del libro di Giobbe (Giobbe. 25, 2-3) in cui: “V’è forse dominio e paura presso Colui che mantiene la pace nell’alto dei cieli? Si possono forse contare le sue schiere? E sopra chi non sorge la luce?”. Bruno, correttamente, vede nelle “sue schiere” gli astri, gli Dei: archetipi infiniti dell’infinito Universo creato dall’Incommensurabile, e quindi Infinito, Impensabile, Onnipotente… Dio; ancora una volta, quindi, si ripropone come antesignano di C. G. Jung. La teoria degli infiniti mondi e Dei che rappresentano l’infinita potenza di Dio e che sono collegati tra essi, non solo in quanto immagine archetipica ma anche in senso fisico ed astronomico, dà un senso etico e morale al movimento dell’Universo; laddove, come dice Bruno … l’uno vive, si nutre e vegeta dell’altro; mentre non si confondeno insieme, ma con certe distanze gli uni si moveno circa gli altri.
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