E il destino del genere umano si compì: 16Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”. 17All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
La prima condanna riguarda la moltiplicazione non solo dei dolori ma anche delle gravidanze. È alquanto oscura questa condanna! È naturale che l’uomo riconosca come benedizione i propri figli ma il testo sacro sembra sottolineare che la pluralità di tale progenie non sia tale. In chiave di psicologia analitica i figli rappresentano il futuro e la loro pluralità evocano l’incertezza di questo. In chiave etico religiosa e misterica sembra che la stessa procreazione dei figli voglia indicare il mancato compimento dell’uomo, non più autosufficiente e perfetto nella sua unicità (uomo, qui, inteso nella sua pienezza di coppia uomo/donna).
La seconda condanna concerne l’incomunicabilità tra donna ed uomo: ad essa è preclusa la parità con l’uomo; gli si rivolgerà con la forza del suo ”…istinto, ma egli ti dominerà.” La lettura dell’uomo/donna unico soggetto ci pone di fronte ad un ulteriore iato: nell’uomo, gli istinti e la ragione non andranno più in un’unica direzione ma sarà la ragione ad avere il sopravvento sugli istinti; ma anche, sarà la forza bruta ad avere il sopravvento sulla conoscenza.
La terza condanna investe la razionalità dell’uomo che, avendo fatto prevalere gli istinti (…hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero) si vedrà …maledetto il suolo, quindi la terra, la donna stessa. E la terra sarà per l’uomo causa di vita e di dolore e di fatica e ad essa tornerà come polvere: è la preclusione dell’immortalità a cui, alla creazione, era stato predestinato.
E… 20L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
A seguito della maledizione di cui è stato oggetto Adam dà un suo nome alla donna: Eva. Il distacco che è avvenuto tra il Creatore e l’uomo viene quindi suggellato in questo cambio d’identità (in concreto tanto il sostantivo donna che Eva richiamano la natura di madre dei viventi.
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