“Entra Hortensia, ho bisogno di parlare con te.” disse Napoleon alla figliastra, mentre riponeva una serie di documenti in una capiente borsa di pelle.
“Perché quest’urgenza, amor mio? Mi hai tirata giù dal letto… non avremmo potuto parlare, con comodo, a pranzo?”
“No. Dopodomani lascerò Parigi per raggiungere il mio esercito in Belgio. Devo organizzare la mia partenza e non credo che pranzerò oggi; e devo incontrare molte persone e… non tutti gli incontri saranno piacevoli. Con te, almeno, la mia giornata comincerà bene. Sei l’unica cosa bella che mi sia rimasta, Hortensia. Sono un uomo solo, oramai. Mia moglie mi ha abbandonato ed ha portato con se il piccolino… anche tua madre mi ha abbandonato, lasciandosi morire; in quanto ai miei fratelli… ebbene, il potere corrompe gli animi mediocri: ciascuno di loro pensa solo a curare il proprio orticello. Pure tuo fratello mi ha abbandonato; e dire che, per me, è più importante persino del piccolo François: preferisce la Corte del suocero alla mia. Solo tu mi sei rimasta fedele, piccola Hortensia… solo tu! E chi vuoi che saluti per ultimo, prima di partire per la mia ultima battaglia?!?”
“Cosa dici, Napoleon” si spazientì Hortensia, “… tornerai vincitore, dal Belgio. Come sempre.”
“Certo… certo anima mia;” assentì, poco convinto, l’Imperatore “…ma è giunto il momento di prepararmi a qualsiasi evenienza. Come sai non ho alcuna ricchezza, io. Tutto ciò che ho conquistato l’ho dato alla mia famiglia. Tu stessa ne sei stata beneficiaria… attraverso tuo marito Luigi…”
“Buono quello!” lo interruppe, irritata, Hortensia, “Mi ha lasciata partire senza batter ciglio. Quando gli ho detto che sarei venuta a Parigi, per starti vicina, mi ha risposto che non poteva lasciare la sua Olanda e mi ha lasciata venir via da sola. È un vigliacco… sono la sposa del Bonaparte sbagliato; è te che ho sempre amato e… con te dovrei vivere; e forse lo farò, quando ritornerai.”
“Basta, Hortensia. Non rendere tutto più complicato, ti prego. Anch’io ti amo… lo sai. Ma resti la figlia della mia povera Josephine e la moglie di mio fratello. Comunque… non ti ho fatta chiamare per questo. Ho da darti qualcosa di molto prezioso. Ti stavo dicendo… sono povero, piccola mia; non ho danaro da lasciarti ma… un tesoro lo posseggo. È lì,” e Napoleon indicò due grossi faldoni pieni di documenti, “…in quelle carte sono contenuti segreti che hanno fatto impallidire due Pontefici e molti prelati; ma anche l’Imperatore d’Austria ed il Re d’Inghilterra pagherebbero una fortuna pur di farli sparire dalla circolazione. È la mia eredità, Hortensia. La regalo a te ed al piccolo Carlo Luigi. Quando compirà ventuno anni consegna quegli incartamenti a lui; e che ne faccia buon uso.”
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