<Quella dea che è gionta e prossima alla verità, ha doi nomi: providenza e prudenza. E si chiama providenza, in quanto influisce e si trova nelli principi superiori; e si chiama prudenza, in quanto è effettuata in noi: come sole suole essere nomato e quello che scalda e diffonde il lume, ed oltre quel lume e splendor diffuso che si trova nel specchio ed oltre in altri suggetti. La providenza, dunque, se dice nelle cose superiori, ed è compagna della verità, e non è senza quella, ed è la medesima libertà e la medesima necessità; di maniera che la verità, la providenza, la libertà e necessità, la unità, la verità, la essenza, la entità, tutte sono uno absolutissimo, come altre volte ti farò meglio intendere. Ma, per comodità della presente contemplazione, sappi che questa influisce in noi la prudenza, la qual è posta e consistente in certo discorso temporale; ed è una razione principale che versa circa l’universale e particolare; ha per damigella la dialettica, e per guida la sapienza acquisita…>
Di nuovo, quindi e sempre, Bruno riannoda i vari fili che ha tessuto nelle sue opere e confeziona quell’unico ‘abito’ che è la Nolana filosofia. L’archetipo della scala di Giacobbe che trova la sua espressione nella logica delle ombre delle idee, nel collegamento tra uomo, pianeti, costellazioni, angeli, dei; e tra dei, angeli, costellazioni, pianeti e uomo; e senza dimenticare le relazioni tra uomo, figure e numeri in descensio, e quelle tra numeri, figure ed uomo in Ascensio, è la strada che permette l’elevazione umana e la comprensione del divino. Lo stesso avviene per gli archetipi che Giove pone in cielo al posto delle vecchie costellazioni; e qui, Bruno effettua un ulteriore scatto di qualità: quella Prudenza che è elevata in cielo, al fianco della Verità, lassù non è tale; l’uomo la percepisce prudenza, ma la sua essenza è quella della Divina Provvidenza; così differente è anche la Sofia celeste, da quella che raggiunge l’uomo su questa Terra. L’uomo per poter partecipare delle Virtù divine ha, in effetti, bisogno di filtri, quei filtri che permettono, per esempio, di guardare la luce del Sole senza bruciarsi gli occhi; non è forse l’ombra l’unica essenza che è dato vedere all’uomo? Nel buio profondo, senza alcuna luce, non è possibile distinguere alcuna forma, alcun ente; e per contro nella luce totale, e quindi accecante, si avrà lo stesso risultato; anche in tale stato non si potrà vedere alcunché; è solo lo stato umbratile a permettere la vista e la conoscenza delle cose, e gli enti intermedi tra l’uomo ed il divino permettono questa comunicazione che altrimenti sarebbe impossibile. E la Divina Provvidenza come la Sofia celeste non potranno giammai essere a disposizione diretta dell’uomo; sarà sempre ed indispensabilmente necessaria l’intermediazione di entità inferiori alla divinità, e superiori alla umanità, per poter percepire quella comunione che comunque esiste, ma non sempre è ri-conosciuta dall’uomo.
Ma ogni ente ha il suo opposto, la sua ombra, i suoi contrari che ne riaffermano e completano la sua essenza; pertanto <…ha due insidiatrici nemiche che sono viziose: dalla destra si trova la callidità, versuzia e malizia;[1] dalla sinistra, la stupidità, inerzia ed imprudenzia.[2]> L’ammonimento di Padre Bruno, quindi, è quello di non dimenticare che anche la Prudenza ha un suo lato oscuro (come avrebbero detto i protagonisti della saga di Guerre Stellari di George Lucas), lato che si attiva se si induce in atteggiamenti viziosi come l’astuzia e la furbizia, ad esacerbare la prudenza, o i loro contrari stupidità ed inerzia, per evitare di rischiare.
L’uomo, comunque, non dimentichi che compagna e guida della Prudenza è la Sofia celeste, e che sua ancella è la Sofia terrena; la conoscenza, il sapere è la forza che indirizza la Prudenza ed esalta la Verità.
L’altra Dea che è assurta agli onori dell’alto seggio celeste è la Legge. L’ordine costituito è garanzia di equilibrio, e le leggi ne sono la spada. E la Legge, insieme alla Spada ed al Giudizio, insieme cioè agli atti che ne permettono il rispetto (procedimento e castigo), superiore (la legge naturale) a chiunque, compreso i governanti, ha il suo seggio legittimo nel punto più alto del cielo, al fianco della Verità, della Prudenza, della Sapienza.
Giusto perché è dovuto alla Somma Dea Verità, è innegabile l’invettiva di Bruno contro gli effetti della Riforma che ha sostituito con propri prelati quelli cattolici, addebitando alla Chiesa di Roma ogni dissoluzione, per poi comportarsi in modo certamente peggiore; e l’invocazione alla Legge ed a Giove di rimettere al giusto posto queste infamie rappresentano il logico corollario ed obiettivo da conseguire.
[1] La callidità è l’astuzia, la versuzia è l’attitudine alla trasformazione, al nascondersi, è la scaltrezza.
[2] I contrari di questi vivi, vizi anch’essi, sono la stupidità e l’inerzia (l’accidia è, infatti, uno dei sette vizi capitali).
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